Il conflitto tuttora in corso in Ucraina ha cambiato le carte in tavola nella geografia dei trasporti nel continente europeo, dove le tradizionali relazioni con la Russia sono state messe in discussione. Ora il Governo di Kiev guarda sempre più verso i Paesi comunitari a tal punto da ipotizzare un progetto quasi visionario, quello di adottare gradualmente lo scartamento ferroviario europeo rispetto a quello largo di tipo russo, anche per sottolineare un cambio radicale di riferimento geopolitico.
Potrebbe sembrare un’iniziativa estemporanea, ma trova conforto in una proposta dell’Unione europea del dicembre 2021 con la quale si chiede agli stati direttamente coinvolti di predisporre un piano preliminare per la migrazione tra i due diversi standard, all’interno di un più ampio progetto di revisione ed estensione dei corridoi Ten-T. Potenzialmente interessati in questa regione geografica sono la Finlandia e le tre repubbliche Baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania.
Lasciando da parte la Finlandia per la sua collocazione decisamente periferica, il primo Paese ad affrontare concretamente l’argomento è l’Estonia. Il più settentrionale degli stati baltici ha una rete ferroviaria estesa per poco più di 2mila chilometri, dei quali 1500 pubblici. La società che gestisce la rete, Eesti Raudtee (Evr), ha elaborato una stima sui costi della migrazione. Si ipotizza una spesa di 8,7 miliardi di euro, dei quali 7,5 destinati all’infrastruttura e 1,2 miliardi per rinnovare tutto il materiale rotabile.
Le ferrovie non si sono limitate a fare i conti, ma hanno anche affrontato l’aspetto operativo: passare dallo scartamento attuale di 1520 mm a quello standard europeo di 1435 mm comporta lunghi tempi di chiusura per la rete, anche nell’ipotesi di programmare i lavori a tappe.
Ci si chiede se tutto questo può portare a benefici concreti. L’ipotesi non viene scartata a priori, ma a quanto si apprende, prevale una visione attendista. Secondo i vertici delle ferrovie sarebbe opportuno aspettare fino al completamento del progetto conosciuto come Rail Baltica prima di avviare il trapasso sul resto della rete. La ferrovia Rail Baltica si sviluppa per 870 chilometri, da Tallinn, capitale dell’Estonia alla Polonia.
Quasi interamente finanziata dall’Unione europea, ha lo scopo di creare il primo corridoio ferroviario trasversale tra le tre repubbliche baltiche, legandole al continente europeo, mentre storicamente le relazioni ferroviarie erano indirizzate verso la realtà russa. Per questo motivo, per la sua visione europea, l’infrastruttura adotta lo scartamento standard invece di quello largo tipico della regione baltica. A questo punto Rail Baltica rappresenterebbe la spina dorsale sulla quale connettere le ferrovie locali riqualificate.
Il prezzo economico che le repubbliche baltiche dovrebbero pagare non è indifferente anche per una motivazione tecnica. Il Paese europeo che ha scelto con più convinzione di adottare lo scartamento standard al posto di quello nazionale è la Spagna, a partire dalla rete ad alta velocità costruita ex novo, ma ricorrendo anche a una strategia efficace che permette la convivenza dei due sistemi, quella del doppio scartamento. Ma questo è possibile in Spagna perché lo scartamento nazionale di 1668 mm offre lo spazio per la posa di una terza rotaia, mentre lo standard russo di 1520 mm preclude la convivenza tra i due sistemi.
Piermario Curti Sacchi