Le ferrovie francesi possono essere raffigurate con una medaglia dove su un lato figurano i punti di forza, dall’altro le carenze con le quali si trovano ancora a fare i conti. Nel panorama di un’Europa ferroviaria messa a dura prova dai lavori di rinnovamento della rete, Sncf Réseau costituisce di fatto un modello di riferimento a livello europeo per il metodo e l’efficacia con i quali vengono gestiti i lavori di ammodernamento delle linee grazie all’ormai rodato programma Suite Rapide.
Ma un esempio che potrebbe stare sull’altro lato della medaglia sono sicuramente i ritardi significativi nell’adeguare la rete per i trasporti intermodali senza limiti di sagoma. Da questo punto di vista, la Francia è ai margini dell’Europa per quanto riguarda il profilo P400 delle linee nazionali, quello che consente il trasporto dei semirimorchi stradali alti quattro metri. La posta in gioco è alta perché i ritardi rendono vano l’obiettivo di triplicare l’attività ferroviaria intermodale entro il 2030 rispetto ai livelli attuali.
Di fronte a una classe politica non molto reattiva su questi temi, gli operatori non sprecano occasione per far sentire la loro voce con la richiesta di accelerare i piani di investimento da parte del gestore della rete Sncf Réseau. In prima fila c’è il Groupement National des Transports Combinés, l’organizzazione professionale che rappresenta l’intero settore del trasporto combinato in Francia, in stretta relazione con Alliance 4F (Fret ferroviaire français du futur), che riunisce tutti i protagonisti del trasporto ferroviario merci con l’obiettivo di indicare le misure necessarie per rilanciare il comparto in Francia.
A dire il vero il quadro complessivo del settore non appare comunque in sofferenza. Dopo un 2023 dipinto come un anno di crisi con un calo dei volumi per ferrovia del 15%, il 2024 sembra stabilire una nuova dinamica positiva in quanto il primo trimestre ha fatto registrare un aumento del 18%, recuperando quindi anche le quote perse l’anno precedente, un periodo caratterizzato da scioperi del personale e interruzioni di linee come quella della Maurienne (sulla Lione-Modane) a causa di una frana. Anche se i trasporti intermodali si trovano di fronte a un quadro tutto sommato promettente, restano comunque dipendenti dalle politiche pubbliche che continuano a sostenerlo, e in particolare dagli incentivi a favore del trasferimento modale verso la ferrovia.
Da parte sua Sncf Réseau si dice costantemente impegnata nel migliorare la qualità del servizio. E i numeri diffusi dal gestore della rete sembrano dare ragione a questo impegno. Fino all’estate 2024, l’89% delle tracce ferroviarie assegnate agli operatori merci sono state confermate, una percentuale cresciuta di quasi venti punti rispetto al 2013, mentre il “tasso di adeguatezza” delle tracce, una misura che esprime la rispondenza tra quanto viene offerto e le richieste iniziali degli operatori, è passato dal 70 al 78%, anche se nel trasporto combinato si è fermato al 75%.
Nel complesso, l’offerta delle tracce merci del gestore della rete francese è aumentata dell’11%. Per quanto riguarda la puntualità, Sncf Réseau parla del rispetto degli orari per il 78% dei treni merci (è contemplato un ritardo fisiologico fino a 15 minuti), un risultato significativamente migliore rispetto alla Germania (60%) o al Belgio (65%).
Ma le ambizioni non finiscono qui. La Francia si appresta a compiere un importante passo in avanti nel trasporto merci su rotaia con il programma Ulysse Fret, un’iniziativa volta a rafforzare il settore con quattro miliardi di euro di investimenti entro il 2032. Annunciato nel maggio 2023 dall’allora ministro dei Trasporti, Clément Beaune, e finanziato per metà dal governo francese, nel corso del settembre 2024 dovrebbe arrivare alla definizione del piano d’azione con l’indicazione delle priorità e l’avvio dei progetti per migliorare l’infrastruttura ferroviaria per il trasporto merci. Gli operatori sperano che tra gli investimenti ci siano interventi anche per l’adeguamento della sagoma su tutta la rete.
Piermario Curti Sacchi