I traffici crescono a due cifre mentre le infrastrutture non seguono lo sviluppo, anzi rallentano la corsa. È questo lo scenario che sembra descrivere la realtà con la quale si trova a fare i conti il porto di Trieste che insieme a quello di Monfalcone costituisce il sistema portuale del Mare Adriatico Orientale. Parlare di infrastrutture, in questo caso, significa fare riferimento soprattutto alle ferrovie e agli investimenti in corso. Non è un mistero che vari progetti avviati da Rfi per potenziare il trasporto merci su rotaia nell’area della Venezia Giulia e del Friuli sono in ritardo e quindi vedranno slittare i tempi della loro conclusione. A quanto si apprende, anche il gestore della rete ferroviaria, ammette qualche difficoltà: rispetto alla tabella di marcia si parla di almeno un anno. Tra le cause, l’aumento dei costi delle materie prime, ma anche qualche intoppo burocratico in più, come le nuove linee guida dell’Agenzia per la sicurezza, l’Ansfisa.
Alcuni degli interventi in corso o comunque programmati riguardano più direttamente i collegamenti portuali, altri le infrastrutture della regione. Nel primo gruppo rientrano le opere previste nella stazione merci di Trieste Campo Marzio, essenziale per i collegamenti con le banchine portuali con i vari fasci suddivisi a nord (Base, Piazzale, Parenzane) e a sud (Servola, S.Sabba, Aquilinia) e per la bretella verso il valico di confine di Villa Opicina. Qui slitta al 2024 la conclusione dei lavori indicati nel piano regolatore generale oltre al nuovo apparato centrale, cuore del controllo della circolazione. In ritardo anche gli interventi che riguardano la stazione di Villa Opicina con il potenziamento dello scalo e degli impianti. Anche la prima fase dei lavori previsti sulla tratta di linea Villa Opicina-Bivio d’Aurisina viene posticipata al 2024.
Cronoprogramma in crisi anche per altre due opere ferroviarie nella regione. La prima è rappresentata dal nodo di Udine dove i lavori non partiranno prima del 2025, insieme al potenziamento della tratta tra Palmanova e Cervignano. In quest’ultima località è ubicato un interporto che ultimamente ha dato segni di vivacità commerciale, mentre l’adiacente scalo ferroviario, dalla storia alquanto travagliata, resta muto testimone di sé stesso. Non se ne parla prima del 2025 anche per la prima fase funzionale della linea fondamentale Venezia-Trieste con le varianti di tracciato conosciute come Portogruaro e Isonzo. I progetti sulla Venezia-Trieste si sono sprecati, ma il risultato è che si è ancora alla casella di partenza.
Se il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie segna il passo, non altrettanto lo sono i traffici dei porti di Trieste e Monfalcone. Nel capoluogo giuliano la movimentazione di container e semirimorchi via ferrovia ha superato il 40%. Nel primo semestre 2022, a Trieste sono state movimentate oltre 431mila teu, quasi 64mila in più rispetto all’anno precedente con un incremento del 17,4%, con il record stabilito ad aprile 2022 quando sono state sfiorate le 80mila teu (+45%).
Piermario Curti Sacchi