Senza troppo clamore le ferrovie svizzere si apprestano a mettere in campo una rivoluzione epocale per i carri ferroviari analoga a quando l’automobile, nata come telaio (allora conosciuto con il francesismo di châssis) vestito dai carrozzieri è diventata una carrozzeria a struttura portante. Ma in questo caso il passaggio è inverso ed è quasi un ritorno al passato. Il carro merci convenzionale non sembra più in grado di reggere la sfida concorrenziale con l’autotrasporto, che presenta soluzioni molto più innovative e flessibili. La nuova generazione di carri avrà quindi un telaio standardizzato e una sovrastruttura flessibile. Le svizzere Ffs Cargo intendono sostituire entro il 2030 la maggior parte della loro flotta con esemplari di nuova generazione basati su questa tecnica.
I carri presentano un telaio standard che offre il vantaggio di semplificare al massimo la manutenzione e la gestione dei ricambi (attualmente invece vengono impiegate fino a 50 tipologie di carri merci con tutte le varianti possibili dal punto di vista dei componenti). Inoltre, il telaio standard ha il vantaggio di essere molto longevo, fino a trent’anni, mentre la sovrastruttura specifica può essere sostituita in tempi più ravvicinati o rinnovata in base alle esigenze contingenti. Il carro diventa quindi più adattabile in modo funzionale alle esigenze dei clienti e modificabile anche sulla base della domanda del mercato sempre mutevole o stagionale. I primi prototipi sperimentali di questi carri sono in circolazione dall’autunno del 2021, specifici per il trasporto di prodotti in cemento e acciaio, ma è in fase di sviluppo anche una sovrastruttura a temperatura controllata che dovrebbe sostituire gli attuali carri frigoriferi.
Il progetto sviluppato dalle ferrovie svizzere non è un caso isolato. Anche le tedesche DB Cargo hanno deciso di percorrere una strada analoga. Le ferrovie, insieme alla società di noleggio e logistica VTG, hanno sviluppato un carro modulare, pronto per la produzione in serie. Il singolo vagone può essere rapidamente riconfigurato come superficie utile di carico e struttura per diverse tipologie di merci, mentre ora ogni carro è legato a un’omologazione specifica. Il progetto ha ricevuto l’autorizzazione da parte di Era, l’Agenzia dell’Unione europea per le ferrovie, e quindi può avere una circolabilità a livello continentale. Grazie a un finanziamento federale nell’ambito del programma Future Rail Freight Transport è stata messa a punto una preserie di cinquanta carri merci per diverse tipologie di trasporto che vengono già sperimentati nel normale esercizio ferroviario da parte di clienti selezionati.
A seconda dell’applicazione, i carri possono essere configurati con una lunghezza di carico compresa tra 10 e 22 metri, adatti ai vari trasporti, con la possibilità anche di variare i carrelli (in questo caso con tempi di trasformazione maggiori). Il progetto, denominato “m²” rientra nel più vasto piano di digitalizzazione della ferrovia merci, con lo scopo di rendere sempre più concorrenziale e flessibile il trasporto su rotaia per competere ad armi pari con l’autotrasporto.
Piermario Curti Sacchi