Dall’analisi su un cablaggio invertito alla verifica puntigliosa se tutte le procedure di manutenzione sono state rispettate. L’inchiesta sullo svio del 6 febbraio 2020 nel lodigiano sulla Milano-Bologna del Frecciarossa 1000 AV 9595 che ha causato la morte dei due macchinisti, sembra andare alla ricerca del particolare. Difficile ora dire se quella tecnica è una delle cause della tragedia oppure se alla fine potrebbe addirittura rivelarsi irrilevante. La scoperta di un problema di montaggio su un attuatore del deviatoio è stata quasi un colpo di scena. Il costruttore del componente, Alstom Ferroviaria, è così finito nell’inchiesta della procura di Lodi.
Immediata la reazione da parte dell’Agenzia per la Sicurezza delle Ferrovie (Ansf) che il 13 febbraio 2020 ha diramato una nota, per molti versi sorprendente perché quasi dettata dall’inseguirsi degli eventi. Si tratta di una raccomandazione inviata a tutti gestori dell’infrastruttura ferroviaria, comprese quelle che si definiscono “reti isolate” (in parte si tratta di ferrovie a scartamento ridotto). L’Ansf invita tutti a “mettere in atto un’attività di verifica straordinaria finalizzata al controllo del corretto funzionamento degli attuatori di deviatoi a manovra oleodinamica di nuova fornitura, prima della loro installazione”.
L’Agenzia suona dunque un campanello d’allarme sorvolando sul fatto che l’uso dei deviatoi a manovra oleodinamica “a cuore mobile” è una prerogativa di linee ad alta capacità mentre gli stessi non sono certo presenti sulle ferrovie secondarie e tanto meno su quelle a scartamento ridotto. E come se non bastasse vengono dati trenta giorni di tempo a tutti i gestori dell’infrastruttura perché ne diano notifica alla stessa Ansf. Una raccomandazione che ha un po’ il sapore di cautelarsi da possibili risvolti anche nelle indagini.
Da parte sua Rete Ferroviaria Italiana, il gestore dell’infrastruttura, ha fatto presente come la manutenzione e la sicurezza siano tra gli aspetti essenziali più tenuti in considerazione. Indubbiamente i dati confermano come Rfi nel corso del 2019 abbia investito oltre due miliardi di euro in manutenzione. Così come pare non manchi anche il rispetto formale delle regole, anzi. Per esempio, c’è il manuale “Istruzione per il servizio dei deviatori”, composto da 26 articoli diluiti in 188 pagine, prima edizione 1994, l’ultima nel 2019, dopo oltre venti aggiornamenti in seguito a decreti dell’Ansf e a disposizioni della direzione di esercizio.
Un impegno burocratico che ogni responsabile della manutenzione dovrebbe conoscere e rispettare, anche perché, come indica il manuale stesso, è l’azienda incaricata della manutenzione ad avere la responsabilità assoluta sui lavori e sulla comunicazione formale di quanto eseguito. Il tutto attraverso procedure e una modulistica elencate con pignoleria. Mentre l’inchiesta della Procura di Lodi deve stabilire, in modo più pragmatico, se è stato fatto un controllo visivo e se questo oltre che dalla diligenza, è previsto dalle procedure.
Piermario Curti Sacchi