Trasporti intermodali e incentivi sono le chiavi di volta sulle quali si è sviluppato in questi ultimi 15-20 anni il traffico ferroviario merci in Italia. In un confronto tra i principali paesi europei, e quindi con Germania, Francia, Spagna e Austria, le ferrovie italiane pur rimanendo al di sotto della media continentale e piuttosto distanti dalle quote percentuali delle due nazioni germanofone, sono le uniche a guadagnare quote percentuali incrementando del 2% il proprio peso all’interno del sistema dei trasporti nazionali. Questi dati, insieme a molti altri, sono contenuti nella prima edizione del “Rapporto annuale trasporto ferroviario merci italiano” redatta da Fermerci, l’associazione degli operatori di settore.
Il trasporto intermodale ha preso il posto delle categorie merceologiche tradizionalmente più inclini all’uso della ferrovia, come il comparto siderurgico, il carbone, il legno e la carta, la chimica e i mezzi di trasporto. Il traffico tradizionale, non solo in Italia, ma anche in Europa (dove comunque rappresenta la quota maggiore), appare in netta contrazione.
Nel continente europeo i volumi di merce trasportati con la modalità combinata strada-ferrovia, dal 2000 al 2021 sono più che raddoppiati (155%), specializzandosi in particolare sugli spostamenti a lunga distanza di oltre 900 km, dove i volumi gestiti sono quasi quadruplicati (372%). In Italia l’incremento del traffico intermodale è stato costante e significativo e non è stato rallentato neppure dalla pandemia da Covid 19.
A partire dal 2018 il traffico combinato ha visto un aumento dell’offerta di quasi sei milioni di treni/km, messo a confronto con un incremento del traffico convenzionale di soli 100mila treni/km. Nel 2022 si è assistito al sorpasso del trasporto intermodale con una quota del 51% rispetto al 49% del tradizionale.
Determinante il contributo dato dalle politiche di incentivazione. Il ferrobonus e le misure di sostegno alle imprese ferroviarie merci sono variati nel corso degli anni, dopo la prima introduzione nel 2009. In particolare, il ferrobonus con la legge di Bilancio 2021 è stato fissato in 22 milioni di euro annui fino al 2026. Il contributo di sostegno alle imprese, invece, vale 100 milioni di euro l’anno (dal 2015).
Ci sono poi gli incentivi complementari del Pnrr: 55 milioni a sostegno degli investimenti degli operatori terminalistici, 115 milioni per l’acquisto di locomotori e carri e 30 milioni per favorire l’elettrificazione dei raccordi. Il rapporto Fermerci non cita invece i contributi per dotare tutti i locomotori potenzialmente interessati del sistema di bordo per il segnalamento europeo Etcs che secondo gli operatori coprono però solo la metà delle risorse necessarie.
Una curiosità sulla distribuzione territoriale del traffico ferroviario. Nel nord Italia si concentra il 74% di tutti i treni merci con una parziale prevalenza del nord-est (41%) rispetto al nord-ovest (33%). Il centro si ritaglia un modesto 8% mentre grazie al dinamismo di alcune imprese ferroviarie il sud arriva al 17%. Praticamente irrilevanti le isole (1%).
Piermario Curti Sacchi