La Francia avanza con il freno a mano tirato sull’adeguamento dei grandi corridoi ferroviari europei. In particolare a essere costantemente rimessi in discussione sono i progetti che riguardano la linea alla sinistra del Reno e la tratta francese della Torino-Lione. A quasi sei anni dall’incidente di Rastatt che ha comportato il blocco per poco meno di due mesi dell’asse nord-sud, principale corridoio nel cuore della Germania, si discute ancora sull’opportunità di realizzare i lavori di potenziamento e adeguamento della linea alla sinistra del Reno. La mancanza di itinerari alternativi con le pesanti ripercussioni che ne sono seguite, non ha fatto da lezione, se ancora siamo a livello di discussione.
La Svizzera, particolarmente sensibile su questo argomento, è disposta a spendere fondi propri a tal punto che da tempo ha deciso di concorrere finanziariamente ai lavori di elettrificazione e di adeguamento della tratta in territorio francese con l’obiettivo di instradare su questo percorso alternativo fino a sessanta treni merci al giorno. Ma secondo alcune fonti francesi, Parigi, dopo aver rinviato ogni decisione nel tempo, potrebbe definire la propria posizione solo a ottobre 2023.
Se Francia e Svizzera troveranno un accordo per arrivare a interventi congiunti lungo tutto il corridoio condiviso, difficilmente la Germania che finora ha temporeggiato, potrà rifiutarsi di fare la sua parte nella tratta di propria competenza. E questo anche perché i lavori di quadruplicamento in corso ormai da anni sull’altro fronte, quello del corridoio in destra Reno, lo stesso interessato dall’incidente di Rastatt, non vedono uno sbocco, e si parla di chiusura dei cantieri addirittura in un orizzonte 2040-2045.
Finora c’è stato solo un esempio virtuoso, quello del ponte ferroviario sul Reno (nella foto) tra la francese Strasburgo e la tedesca Kehl che è stato ricostruito e potenziato a doppio binario nel 2010. Anche se restano da affrontare alcuni problemi di carattere tecnico e organizzativo (locomotive omologate, abilitazione dei macchinisti), la via francese potrebbe offrire una valida alternativa per far fronte ai lavori programmati sulla rete tedesca.
Dal Reno al Rodano, che bagna Lione, per parlare della tratta francese della nuova direttrice che dovrebbe collegare il nodo ferroviario della terza città d’Oltralpe con Torino. Sessanta parlamentari francesi hanno fatto appello direttamente al presidente Emmanuel Macron per chiedere di accelerare la costruzione delle tratte di accesso al tunnel di base in avanzata fase di realizzazione all’interno della sezione transfrontaliera della Torino-Lione, temendo che il progetto venga rinviato oltre il 2045.
Questo timore ha radici fondate. L’ultimo rapporto messo a punto dal Conseil d'Orientation des Infrastructures, un organismo consultivo del ministero dei Trasporti francese, nell’analizzare varie alternative di tracciato, lasciava trasparire una velata preferenza verso la direttrice Digione-Modane invece del corridoio che collegherebbe il tunnel di base del Moncenisio con Lione. Se così fosse, la nuova linea tra il nodo lionese e Saint-Jean-de-Maurienne finirebbe al secondo posto delle priorità e potrebbe essere messa in cantiere tra una decina d’anni con previsioni di completamento intorno al 2045, oltre un decennio dopo la prevista messa in esercizio del tunnel di base del Moncenisio. In ultima istanza questa decisione spetta al Governo, da qui l’appello dei parlamentari.
Piermario Curti Sacchi