Le ferrovie tedesche non vivono giornate molto tranquille. Qualunque cosa facciano si vedono al centro dell’attenzione e spesso delle critiche. Se non investono vengono accusate di scarso dinamismo, se al contrario aprono molti cantieri, questi ultimi vengono visti come un limite inaccettabile per l’esercizio ferroviario, fonte di ritardi e di riduzione di capacità della rete, soprattutto a spese dei treni merci. L’ultima presa di posizione in ordine di tempo è di luglio 2022.
A sostenere l’accusa è Allianz pro Schiene, conosciuta anche come Pro Rail Alliance, l’associazione tedesca che riunisce 24 organizzazioni professionali e più di 150 aziende del settore ferroviario. Non è la prima volta che questa organizzazione muove riserve sull’operato delle DB. Ora lo fa sulla base di uno studio condotto da SCI Verkehr, una società di consulenza gestionale indipendente impegnata sul fronte delle strategie nel settore ferroviario, infrastrutturale e logistico internazionale.
La critica appare quasi paradossale, perché la Germania sta investendo di più nelle infrastrutture ferroviarie di quanto abbia mai fatto in passato, peccato però che nonostante questa mole di denaro, la spesa pro capite per abitante nel 2021 sia tra le più basse in Europa, tale da farla scivolare tra gli ultimi posti in classifica. Si tratta di 124 euro per ogni tedesco, una cifra che andrebbe comunque messa in relazione con l’estensione della rete e con i volumi di traffico, cosa che lo studio non fa. La classifica vede al primo posto il Lussemburgo con 607 euro, ma questo valore va interpretato alla luce di un Paese che ha la più ridotta rete ferroviaria per estensione, e quindi scarsamente confrontabile con le altre realtà europee.
Appaiono invece significativi gli investimenti in atto da parte di molte altre imprese ferroviarie. Al secondo posto, e non c’è da stupirsi, compare la Svizzera con 413 euro pro capite, seguita dalla Norvegia con 312 euro e quindi dall’Austria con 271 euro, grazie a un piano di robusti investimenti tuttora in corso. La Germania si trova solo al nono posto, seguita dall’Italia con 103 euro (ma resta da vedere quale sarà la ricaduta degli investimenti legati al Pnrr a partire dal 2022). L’ultima in classifica è la Francia con appena 45 euro pro capite.
“La rete ferroviaria tedesca subisce il peso del traffico”, si legge nello studio SCI Verkehr, “la domanda di trasporti su rotaia è considerevole. Sempre più aziende vogliono utilizzare le ferrovie, ma stanno incontrando strozzature di capacità perché l’infrastruttura è sottodimensionata e sottofinanziata. L’aspetto negativo è che la Germania è in ritardo rispetto all’Unione europea nel digitalizzare la rete ferroviaria”. A segnare il passo in particolare è l’estensione del sistema di segnalamento europeo Ertms/Etcs: la pianificazione non prevede nessun passo significativo nell’orizzonte 2030 a differenza di molti altri Paesi europei tra cui l’Italia.
Piermario Curti Sacchi