Tre anni di lavori, con gli inevitabili disagi per la limitazione della capacità e la ridotta disponibilità dello scalo: a giugno 2023 partiranno i lavori per l’adeguamento della stazione ferroviaria di Ventimiglia. Qui saranno investiti poco meno di cinque milioni di euro, una cifra in assoluto abbastanza contenuta, a patto che la spesa sia giustificata dal risultato che si vuole raggiungere. Sulla carta questo investimento rappresenta un potenziamento della stazione di confine tra l’Italia e la Francia rendendo lo scalo più flessibile e adatto a ricevere i treni delle diverse imprese ferroviarie nazionali, senza limitazioni tecniche. Non a caso un comunicato stampa della Regione Liguria annuncia l’avvio delle opere senza nascondere una certa dose di entusiasmo. Ma è davvero così?
Per rispondere occorre fare una breve considerazione sulle caratteristiche tecniche della stazione di confine. Nonostante Ventimiglia sia in territorio italiano e sotto la competenza di Rfi, il piazzale è elettrificato con la tensione francese di 1,5 kV in corrente continua, mentre la rete italiana (linee AV escluse) è tutta alimentata a 3 kV, sempre in corrente continua. Ebbene, fino a un recentissimo passato, questa differenza di tensione non comportava alcun problema per i treni italiani, perché potevano transitare sotto la catenaria francese, anche se necessariamente a potenza ridotta, però più che sufficiente per manovrare nel piazzale e gestire il cambio macchina per quei treni, passeggeri e merci, che proseguivano verso la Francia.
Ma ora, a dispetto del progresso tecnologico, questo non è più possibile perché i moderni treni regionali passeggeri sono incompatibili per varie ragioni con l’alimentazione a 1,5 kV. La soluzione più logica e oltretutto relativamente economica, secondo alcuni pareri tecnici raccolti, sarebbe quella di intervenire sui treni adattando le apparecchiature elettriche ed elettroniche a questa esigenza, cosa che li renderebbe perfettamente compatibili per lo scalo di Ventimiglia, come del resto è sempre stato in passato. E invece si è scelta un’alta strada, quella di investire forse maggiori risorse per modificare la stazione di Ventimiglia.
In pratica lo scalo avrà una zona, e in particolare la radice nord, che sarà alimentata a 3 kV in modo da poter ricevere i treni passeggeri italiani e in particolare quelli che fanno capo al servizio regionale della Liguria. Questa trasformazione comporta tre anni di lavori con le inevitabili limitazioni per il servizio. E tutto questo per una manciata di treni regionali perché le locomotive merci interoperabili abilitate al transito con la Francia già ora non hanno limitazioni legate al diverso tipo di alimentazione elettrica. Fa sorridere a pensare come le vecchie glorie delle ferrovie italiane come i Caimani e le Tigri avrebbero la via libera mentre saluterebbero i modernissimi treni regionali Pop e Rock fermi per il cambio tensione.
Piermario Curti Sacchi