La Svizzera crede fermamente nella modalità ferroviaria, ma alcune scelte avanzate dal Consiglio federale per il finanziamento e l’aiuto economico a favore delle ferrovie federali Ffs, non convincono del tutto gli operatori a cominciare - e questo un po’ sorprende - proprio da coloro che sono impegnati in prima linea nel trasporto su rotaia. Materia del contendere sono due distinti piani di sostengo proposti dall’organo esecutivo del governo della Confederazione, e quindi la più alta autorità del Paese.
Come contropartita a causa delle perdite dovute alla pandemia da Covid-19, il Consiglio federale intende assegnare alle Ffs un sostegno una tantum di 1,25 miliardi di franchi (equivalenti al cambio in euro) oltre a rinunciare ai diritti di accesso alla rete per un valore annuo di 200 milioni di franchi fino al 2029 equivalenti a un ulteriore sgravio di 1,7 miliardi di franchi. La cosa importante da sottolineare, e argomento principale del contrasto, è che quest’ultimo sgravio poliennale sarebbe riconosciuto solo a favore della rete ferroviaria a lunga percorrenza.
Queste proposte hanno incontrato l’opposizione oltre che di alcune forze politiche anche delle associazioni del trasporto. Le sovvenzioni avverrebbero sia attingendo risorse dal bilancio nazionale, sia utilizzando in parte la dotazione del Fondo per l’infrastruttura ferroviaria nazionale. Ma in questo modo si finirebbe con il rinunciare ora a risorse che possono essere investite in modo più utile e proficuo in futuro.
Tra le principali voci critiche c’è l’associazione Vap Cargorail che rappresenta circa trecento aziende del settore degli spedizionieri e della logistica in Svizzera e nei paesi limitrofi, che gestiscono 850 binari di raccordo e terminal, strutture di trasbordo, mezzi di trazione e 45mila carri merci privati. Per quanto riguarda il finanziamento una tantum, Vap sostiene che “gli utili generati in passato dovrebbero consentire alle Ffs di colmare i tre anni finanziariamente difficili” legati al periodo pandemico e pertanto l’azienda statale non avrebbe bisogno di ulteriori finanziamenti.
Per quanto riguarda invece la rinuncia ai diritti di accesso alla rete, questa iniziativa non stimola la gestione imprenditoriale delle Ffs e inoltre assorbe risorse preziose dal Fondo per l’infrastruttura. Se le ferrovie federali avessero esigenze finanziarie dovrebbero avvalersi del mercato dei capitali attraverso l’emissione di obbligazioni specifiche.
Inoltre gli aiuti indicati dal Consiglio federale finirebbero con il favorire solo l’amministrazione statale e non tutte le altre imprese ferroviarie impegnate soprattutto sul mercato interno che non riceve benefici in quanto non rientra nella rete ferroviaria a lunga percorrenza. Il dibattito comunque è tuttora aperto prima di arrivare a una definizione legislativa.
Piermario Curti Sacchi