Il tragico incidente ferroviario accaduto in Grecia il 28 febbraio con decine di morti e feriti non può semplicemente essere catalogato tra gli errori umani, che pure ci sono stati. Lo scontro frontale tra due treni, uno passeggeri e uno merci che percorrevano la linea tra Atene e Salonicco, una delle direttrici fondamentali del paese ellenico, ha messo a nudo la grave carenza infrastrutturale che caratterizza le ferrovie greche e che colpisce anche la rete principale come questa che collega l’importante porto del Pireo con i corridoi europei.
L’Atene-Salonicco è una linea a doppio binario elettrificato, ma lo scontro frontale è avvenuto mentre l’intercity percorreva, in via eccezionale, il binario sinistro, l’unico disponibile a causa di un guasto tecnico sull’altro binario, mentre il merci impegnava il binario destro, quello corretto. In quel momento, secondo quanto si apprende, il sistema di segnalamento era fuori uso e in questo caso il dirigente movimento di turno deve intervenire con una procedura d’urgenza, quasi sicuramente quella conosciuta come blocco telefonico, dove le comunicazioni sono date con fonogrammi e dove il minimo errore può avere conseguenze fatali.
Le ferrovie greche nonostante i fondi stanziati e in parte investiti, a causa di errori, scandali e ritardi non hanno mai tratto beneficio e la rete è rimasta quasi abbandonata a sé stessa. Clamoroso è il caso dei progetti per dotare i principali corridoi ferroviari del sistema di segnalamento Ertms/Etcs, mai entrato in funzione. Come conferma un tecnico italiano che ha lavorato su questi progetti, in una testimonianza raccolta da TrasportoEuropa: “Da quanto mi ricordo il sistema Etcs è installato su tutta la linea da Salonicco ad Atene, ma inutilizzato (e in alcuni casi vandalizzato). Quando feci lì delle prove, nel 2021, tutta la movimentazione avveniva tramite comunicazione radio, i treni passavano con semafori rossi, accesi o spenti”. Detto in altre parole, forse brutali ma realistiche, l’esercizio avveniva quasi per caso.
Ma di testimonianze ce ne sono parecchie. Aveva fatto molto scalpore nel 2019 un rapporto di European Data Journalism Network, una rete di testate indipendenti impegnate soprattutto nel giornalismo d’inchiesta. La radiografia delle ferrovie greche era stata impietosa. Solo 30 chilometri dell’intera rete ferroviaria greca disponeva di un sistema di segnalamento semaforico funzionante e questo dopo dieci anni di investimenti praticamente senza risultati tangibili. Nel rapporto si leggeva che “in Grecia la segnaletica dei treni e la gestione delle ferrovia si basano quasi esclusivamente sull’esperienza individuale, in quanto il sistema di segnaletica convenzionale non funziona”.
Sempre secondo le informazioni raccolte da Edjm, “nel 90% della rete i macchinisti non hanno alcuna indicazione sul percorso, se devono ridurre la velocità, tutto diventa arbitrario anche a velocità fino a 160 km l’ora”. E si parlava di treni che si muovono solo sulla base di telegrammi da stazione a stazione. Una realtà che sembra far ricadere la Grecia ferroviaria nel terzo mondo. E tutto questo mentre l’Europa punta sulla ferrovia soprattutto attraverso i grandi corridoi merci. Ma ad Atene c’è ancora molto da fare.
Piermario Curti Sacchi