Prima della guerra in Ucraina, solo l’11% di tutte le esportazioni erano basate sulla ferrovia. Lo scenario è profondamente cambiato in seguito al conflitto. Da marzo a luglio 2022, la ferrovia ha movimentato il 41% del flusso di merci, eguagliando la quota dei porti marittimi attestata al 45%. Ma in seguito alla riapertura degli scali portuali, è tornata alla ribalta la modalità marittima che prima della guerra rappresentava il 70% dei trasporti globali (il 90% per i prodotti agricoli).
L’interscambio con l’Ucraina è dunque a un bivio. E gli operatori si interrogano su quale fronte indirizzare gli investimenti, anche perché non si programmano da un giorno all’altro e non sono immediatamente reversibili. Lo sviluppo dei collegamenti ferroviari tra l’Ucraina e la Polonia resta un aspetto positivo da perseguire, ma per alcune tipologie di trasporti, come grano e acciaio, la modalità marittima appare ancora quella vincente.
Anche senza considerare la capacità ferroviaria ancora limitata, soprattutto alla frontiera, e la penuria di materiale rotabile adeguato, sono le distanze da percorrere a penalizzare le ferrovie. E poiché si tratta di trasporti a lunga distanza, i costi sono direttamente proporzionati. Gli operatori stimano che mettendo insieme tutti i vari fattori, legati anche all’infrastruttura attuale e alle carenze della logistica, l’onere della modalità ferroviaria vada moltiplicato per quattro.
Bisogna considerare anche i tempi di carico. Per il trasporto del grano, il principale prodotto agricolo ucraino, si ricorre a carri tramoggia che vanno caricati singolarmente con una lunga operazione che può richiedere da quattro a cinque volte il tempo che serve a predisporre un container. La soluzione sarebbe quella di ricorrere alla containerizzazione anche per il trasporto di cereali, ma in questo caso nessun operatore è disposto a fare investimenti senza una prospettiva assicurata e di lungo periodo.
Ci si chiede se la ferrovia è dunque destinata a perdere in breve tempo le quote di trasporto conquistate in seguito a circostanze del tutto impreviste e imprevedibili, come un conflitto armato. Gli operatori restano ottimisti anche se prudenti, perché comunque una via è stata tracciata e soprattutto si stanno investendo risorse economiche così come cresce l’attenzione delle istituzioni.
Lo sviluppo dei collegamenti ferroviari tra l’Ucraina e la Polonia è in corso e nuovi investimenti sono già pianificati. Si punta soprattutto sul trasporto dei container anche grazie a una serie di terminal sia in Ucraina, Mostyska a ovest di Leopoli, sia in Polonia come Zamość vicino alla frontiera e Sosnowiec alle porte di Katowice. Inoltre la Commissione europea nel nuovo regolamento dei corridoi Ten-T tra la rete dei trasporti dell’Europa centrale ha ricompreso l’Ucraina e la Moldova, relegando invece in un secondo piano la Bielorussia.
Piermario Curti Sacchi