L’Ucraina, conosciuta anche come il granaio d’Europa, potrà contare su collegamenti sempre più saldi e stretti con i paesi comunitari. L’impegno di Bruxelles è sottolineato da numerosi accordi con risvolti anche economici stipulati in seguito allo scoppio del conflitto tuttora in corso con la Russia. Tra questi, ultimi in ordine di tempo, i finanziamenti a favore delle ferrovie ucraine UZ con un prestito a lunga scadenza di 200 milioni di euro concesso a metà giugno 2023 dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers). Precedentemente era stato sottoscritto un accordo a favore degli operatori ucraini che potranno accedere ai fondi del Connecting Europe facility (Cef) per gli investimenti in mezzi e strutture di trasporto destinati alle relazioni con l’Europa comunitaria.
Ma la svolta geopolitica più significativa è rappresentata da un aspetto che solo di sfuggita potrebbe essere etichettato come un fatto puramente tecnico: lo scartamento ferroviario. Storicamente le ferrovie ucraine, insieme a quelle dei Paesi ex sovietici, adottano quello russo di tipo largo di 1520 mm rispetto a quello europeo, definito standard o internazionale, di 1435 mm. Questa differenza rende incompatibile l’uso dello stesso materiale ferroviario tra il mondo russo e quello continentale, imponendo il trasbordo di tutti i carichi.
Non può sfuggire il fatto che adottare lo scartamento europeo, anche se solo su una parte della rete, finisce con l’avere un profondo significato politico, quello di voltare definitivamente le spalle alla Russia. Accordi in questo senso sono già stati stipulati, per esempio, tra l’Ucraina e la Polonia. Ovviamente non si tratta di intervenire sull’intera rete ferroviaria ucraina che si sviluppa per quasi 24mila chilometri, ma adeguare i binari lungo tutte le linee di confine per facilitare i collegamenti diretti tra gli scali nazionali e i terminal europei. Alcuni brevi itinerari sono già stati adeguati in passato, ma in modo episodico. Ora invece appare sempre più concreta una svolta.
Uno studio della Commissione Europea e della Banca Europea degli Investimenti (Bei) hanno preso in esame i principali corridoi di traffico commerciale suggerendo di adottare in via prioritaria lo scartamento europeo in particolare lungo due direttrici, con la Polonia e la Moldavia. A essere interessate sono la linea che da Leopoli, posta a 70 chilometri dal confine, raggiunge la Polonia verso Cracovia e Katowice e quella che si collega a Chişinău, capitale della Repubblica di Moldavia, attraverso il nodo rumeno di Iași.
Inutile sottolineare che l’ipotesi di intervenire sulla rete, potrà contare su robusti finanziamenti europei. Per fare un parallelismo, l’Unione Europea finanzia la realizzazione dell’intero corridoio indicato come Rail Baltica lungo 870 chilometri con un contributo fino all’85%. Tutto questo non rappresenta un intervento isolato ma è come una tessera di un disegno più vasto che prevede di estendere la rete transeuropea dei trasporti Ten-T a favore di Ucraina e Moldavia.
Piermario Curti Sacchi