La guerra in Ucraina e il conseguente rapido incremento dei costi dell’energia e dei combustibili hanno messo a dura prova il trasporto combinato nel 2022, un anno che appare decisamente poco brillante per il mercato europeo. Numeri e analisi sul settore intermodale sono contenuti nel consueto rapporto annuale redatto dall’Uirr, l’Unione internazionale per il trasporto combinato strada-rotaia. Ma viste le premesse, poteva andare decisamente peggio, perché alla fine dei conti il consuntivo 2022 parla di un calo dello 0,3% come numero di spedizioni trasportate e una perdita dell’11,7% in tonnellate-chilometro.
Questo dato complessivo però può offrire un quadro eccessivamente sbilanciato, perché per avere una lettura più corretta occorre guardare nel dettaglio il flusso delle merci. A essere pesantemente ridimensionato risulta il traffico intermodale al di fuori dell’Unione Europea, principalmente tra Europa e Asia, quello più direttamente interessato dal conflitto in corso che ha chiuso le porte per diversi corridoi internazionali: qui si registra un calo del 48% in termini di spedizioni e dell’82% se misurato in tonnellate-chilometro. Letto alla luce di questi numeri, il calo complessivo dello 0,3% non può essere visto come una pesante battuta d’arresto, perché significa che altri mercati hanno risposto positivamente. E da questo punto di vista, il risultato storico conseguito nel 2021, è stato addirittura superato in alcuni servizi nazionali e intra-comunitari
Secondo l’Uirr, il trasporto intermodale è fino al 70% più efficiente dal punto di vista energetico rispetto al tutto strada, ma per essere valorizzato compiutamente dovrebbe essere considerato nelle iniziative legislative nazionali degli stati comunitari. L’Unione degli operatori non si limita a radiografare la situazione e proporre una ricca mole di dati, ma entra in dettaglio anche nelle proposte per facilitare l’utilizzo del trasporto combinato.
Sono diverse le misure che dovrebbero trovare applicazione nei regolamenti e nella legislazione. In sostanza sono tre gli scenari sui quali intervenire: la digitalizzazione, le normative e l’accesso alla rete. Regole chiare e semplici dovrebbero essere alla base delle tecniche di trasporto per favorire le relazioni più efficaci tra strada, ferrovia e vie navigabili: la compatibilità tecnica e operativa tra i vari modi di trasporto dovrebbe essere garantita anche dalle normative.
Ecco perché vanno aggiornate e integrate tra di loro le Specifiche tecniche d’interoperabilità (Sti) che stanno alla base del servizio ferroviario europeo, in una visione finalmente integrata a livello comunitario. C’è però anche un altro aspetto. Gli interventi in corso sulle infrastrutture ferroviarie, spinti dal Recovery Plan europeo, si traducono in un rischioso proliferare di cantieri: questi hanno un forte impatto sulla capacità della rete e sulla puntualità dei treni merci, dovuta anche al costante aumento dei treni passeggeri.
Piermario Curti Sacchi