Lo scalo ferroviario merci di Parona, che non ha mai movimentato un solo treno perché a dire il vero non è mai entrato in funzione, riserva un’ulteriore doccia fredda per l’amministrazione comunale locale che già si era esposta finanziariamente e aveva impegnato dei fondi su questo impianto fantasma. Ora, per quello che appare un cavillo giuridico, non avrà neppure una parte dei risarcimenti richiesti. Due ex soci di Combitalia avrebbero dovuto risarcire all’amministrazione comunale di Parona oltre 273mila euro sulla base di una sentenza della Corte dei Conti. Ma per la Corte di Cassazione, a Sezioni unite, quindi nella più alta autorità giurisdizionale, il caso non rientra nelle competenze della magistratura contabile ma in quella ordinaria. Pertanto la richiesta di risarcimento va annullata.
La decisione della Cassazione è solo l’ultima pagina di una vicenda su un progetto che ha offerto lavoro solo per gli avvocati, tra cause promosse dal Comune contro i soci privati e lo Stato che vorrebbe riavere i soldi come risarcimento del danno erariale. Lo scalo ferroviario merci di Parona, ubicato in quella porzione della provincia di Pavia indicata come Lomellina, era stato ideato e fortemente voluto da un’amministrazione comunale molto dinamica, per servire una vivace area industriale locale dove è ubicato anche uno dei più importanti impianti lombardi di termovalorizzazione dei rifiuti, senza perdere di vista la realtà economica della vicinissima Vigevano.
Ma il progetto ha imboccato una strada senza uscita, lastricata solo di ricorsi con accuse reciproche tra i soggetti coinvolti. Tutto questo fino alla sentenza della Corte dei Conti che aveva stabilito un risarcimento complessivo di oltre un milione e mezzo di euro a favore del Comune da parte degli amministratori delle società Combitalia e Nuova Semel insieme a uno dei direttori dei lavori. La questione, al limite del paradosso, è dovuta proprio alla prima di queste due società, controllata a cascata dallo stesso Comune che dovrebbe essere risarcito.
Inoltre, un’altra anomalia era rappresentata dal fatto che alcuni amministratori ricoprivano cariche sia in Combitalia sia nella società incaricata dell’esecuzione dei lavori. Nel frattempo alcuni dei soci hanno patteggiato o comunque sono rientrati attraverso un piano di pagamenti rateali. Due amministratori invece hanno fatto ricorso fino in Cassazione. La Suprema corte ha chiuso, per ora, la questione con la clamorosa ordinanza che lascia il Comune a bocca asciutta.
Il progetto dello scalo merci di Parona prese il via nel 2003 con una previsione di costi di circa due milioni di euro. Promotore era la società per azioni Parona Multiservizi, ricco braccio operativo del Comune, grazie alle compensazioni economiche del termovalorizzatore. Questa società aveva affidato i lavori a Combitalia, controllata al 51% dalla stessa amministrazione comunale, mentre il restante 49% era in mano a una società privata, la Nuova Semel di Novara. Il Comune versò subito un primo acconto superiore al milione di euro, i lavori vennero avviati, ma poco dopo rallentati e quindi definitivamente sospesi, anche per il prosciugamento dei fondi, tra diatribe sulla qualità degli stessi, a tal punto che Combitalia in una delle varie puntate di questa telenovela giudiziaria ha citato per danno l’impresa esecutrice, salvo poi rinunciare. Lo scalo ferroviario merci di Parona, definitivamente cancellato, resta un tentativo dal sapore un po’ troppo campanilistico di pensare una struttura logistica a favore del territorio.
Piermario Curti Sacchi