Non si può di certo sostenere che il Piano di Ripresa e Resilienza non garantisca alle ferrovie un flusso significativo di risorse. Solo per quanto riguarda le infrastrutture sono previsti investimenti che sfiorano i 25 miliardi di euro. Per rendersene conto basta sfogliare le 272 pagine del Piano commerciale di Rfi nell’edizione agosto 2021 aggiornata alla luce del Pnrr con tutti gli interventi puntuali. Eppure, nonostante questo sforzo, c’è una casella che resta vuota ed è una voce tutt’altro che secondaria per favorire e rilanciare il servizio ferroviario merci: è quella dei raccordi.
Restano molti ostacoli ancora da superare per realizzare gli interventi necessari, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo miglio. Questa lacuna è emersa con chiarezza negli interventi in occasione della tredicesima edizione di Mercintreno il 13 ottobre 2021. L’ultimo miglio rappresenta ancora un problema insoluto, come ha osservato Antonio Tieri, presidente di FerCargo Manovra, che ha sottolineato come nel Pnrr gli investimenti sull’ultimo miglio per raccordi che non siano quelli di proprietà di Rfi, siano praticamente pari a zero, penalizzando gli sviluppi di un settore essenziale per raccordare i siti di produzione delle imprese con la ferrovia.
L’obiettivo di favorire l’inversione modale a favore della ferrovia, quel famoso 30% indicato dall’Unione Europea, sconta però anche altri ostacoli. L’integrazione europea, per esempio, in teoria data per scontata perché prevista dai quattro “pacchetti ferroviari” comunitari, nella realtà non è mai decollata pienamente. Ostacoli, soprattutto sul piano normativo, esistono anche per il materiale rotabile, come ha spiegato Alberto Lacchini, presidente di FerCargo Rotabili. La rete infrastrutturale europea in pratica non esiste, ogni Paese continua ad avere regolamenti e sistemi di circolazione diversi e tutto questo si traduce in maggiori oneri per le imprese ferroviarie costrette ad adottare i sistemi dei vari Paesi per garantire l’interoperabilità dei mezzi di trazione.
In Italia, anche grazie al Pnrr, Rfi ha previsto di accelerare il passaggio dell’intera rete verso il sistema di segnalamento europeo Ertms/Etcs, ma l’onere per attrezzare tutto il parco veicoli con i sistemi di bordo comporta un aumento dei costi stimato intorno al 4% che in assenza di incentivi le imprese ferroviarie si troverebbero costrette a scaricare sui clienti finali rendendo il servizio meno competitivo e quindi frenando la crescita del trasporto merci ferroviario.
Piermario Curti Sacchi