Le ferrovie statali del Kazakistan sarebbero sull'orlo della bancarotta, tanto che il Governo starebbe valutando la privatizzazione della società, che ha accumulato debiti per 5,8 miliardi di euro e che ormai non è più in grado di far fronte ai propri obblighi finanziari. Il ministro dei trasporti Marat Karabayev ha infatti dichiarato che Ktz, fino a qualche anno fa considerata autosufficiente, versa ora in una grave crisi finanziaria causata da una gestione troppo conservativa e inefficace e che tra le proposte sul tavolo c'è anche la privatizzazione dell’intera società. Dagli ultimi dati pubblicati è infatti emerso come Ktz, che si pone sia come operatore ferroviario sia come gestore dell'infrastruttura, gestisca il 73% dei trasporti in perdita e non riesca a generare entrate sufficienti per coprire i costi operativi.
Oltre alla privatizzazione, il Governo starebbe anche valutando l’idea di trasferire la gestione dell’infrastruttura ad un soggetto giuridico separato, lasciando a Ktz la sola gestione dei trasporti, sia merci che passeggeri. Secondo il ministro Karabayev, questa soluzione andrebbe adottata entro il 2025 e consentirebbe una riorganizzazione dell’intero comparto ferrovie, evitando l’aumento delle tariffe chiesto a gran voce da alcune fazioni politiche.
Il successo e la rinascita di Ktz, tuttavia, dipendono anche dai piani ambiziosi per collegare la Cina all’Europa attraverso il Middle Corridor, che si espande dal sud-est asiatico al Mar Caspio, Azerbaigian, Georgia e Turchia. Il Kazakistan sta infatti diventando un punto focale per il trasporto da e per l’oriente e l’Unione Europea prevede di investire fino a 300 miliardi di euro entro il 2027 nello sviluppo delle rotte attraverso il Paese. Il nuovo percorso sarebbe più breve e più sicuro rispetto alla ferrovia Transiberiana, soprattutto nel contesto del conflitto in corso in Ucraina e delle sanzioni imposte alla Russia, ma offrirebbe anche un’alternativa valida alla navigazione attraverso il Canale di Suez, negli ultimi mesi soggetto a frequenti attacchi Houthi.
Grazie allo sviluppo di questa nuova via della seta, Il Kazakistan mira a ridurre il tempo di transito ferroviario dalla Cina ai Paesi dell’UE a soli quindici giorni, candidandosi ad un ruolo da protagonista nella gestione dei flussi intercontinentali in costante crescita. Le spedizioni attraverso il corridoio centrale hanno infatti superato le 2,7 milioni di tonnellate nell’ultimo anno, registrando un aumento dell’86%, e le previsioni per quest’anno indicano che potrebbero arrivare fino a 4,2 milioni di tonnellate.
Kazakistan e Cina hanno anche firmato il 25 giugno 2024 un memorandum d’intenti, che coinvolge inaspettatamente anche la Bielorussia, per la costruzione di un terminal logistico al confine tra Bielorussia e Polonia. La società cinese Xi'an Free Trade Port Construction, insieme a Ktz e alla bielorussa Unionway hanno infatti messo nero su bianco i loro piani per la costruzione del nuovo hub e, considerando la situazione in Ucraina e la storica alleanza tra Russia e Bielorussia, la notizia appare per molti versi sorprendente.
L’Unione Europea ha infatti recentemente approvato il quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia ma le tre parti firmatarie apparentemente non credono che questo possa ostacolare la crescita dei volumi di merci lungo la rotta Cina-Bielorussia-Europa. Come comunicato dal Ministero dei trasporti kazako, infatti, il nuovo terminal rappresenta una tappa importante nello sviluppo delle infrastrutture di trasporto e nella creazione di nuove opportunità per aumentare il potenziale di transito del Kazakistan. Il patto è stato siglato alla fiera Transport Logistic China di Shanghai ed il nuovo terminal dovrebbe sorgere nella città bielorussa di Svislo, a circa 10 km dal confine polacco.
Marco Martinelli