Fin che c’è domanda c’è speranza. Il trasporto ferroviario merci in Europa non sembra risentire delle politiche protezionistiche messe in atto da diversi Paesi in seguito all’epidemia del coronavirus. Casomai vive una situazione di incertezza, ma lo spazio Schengen non è mai stato messo in discussione per i trasporti in generale e per quelli su ferro in particolare. Si può dire che non solo è permesso, ma anzi è importante che le merci circolino per non bloccare l’economia. La domanda sui corridoi internazionali per le imprese ferroviarie non manca, almeno fino a quando il tessuto produttivo sarà in grado di garantirla, vale a dire non si fermi la produzione con la chiusura di stabilimenti.
“Per quanto riguarda l’interoperabilità tra le reti europee c’è un approccio positivo" osserva Luigi Legnani, presidente FerCargo. Può esserci qualche situazione di incertezza, ma che diventa comunque gestibile. Anche il cambio locomotive, qualora sia necessario, avviene in modo regolare”. FerCargo, l’associazione delle imprese ferroviarie, con i suoi 18 associati, rappresenta il 70% del traffico ferroviario internazionale generato in Italia, stimato nel suo complesso in 62 milioni di tonnellate in import/export.
Sullo sfondo c’è da registrare il massimo impegno da parte delle reti ferroviarie europee. Per esempio la tedesca DB sottolinea come l’offerta merci per ferrovia sia rimasta invariata, anche oltre confine, anzi offrendo capacità aggiuntiva. “Facciamo fronte a tutte le richieste dei clienti”, sintetizza Sigrid Nikutta al vertice di DB Cargo. Sulla stessa lunghezza d’onda le svizzere FFS. “Il traffico merci su rotaia circola in funzione del fabbisogno”, segnalano da Berna, “ciò significa che, a causa dell’aumento della domanda quotidiana di beni di consumo, i treni di rinforzo e i treni potenziati possono circolare 24 ore su 24”.
Anche Rail Cargo Group, filiale delle ferrovie federali austriache ÖBB, garantisce il servizio senza limitazioni. “Tutti i treni merci viaggiano puntualmente”, comunica RCG. E anzi, “a seconda delle esigenze del cliente, la capacità di trasporto merci intermodale e convenzionale su rotaia può essere aumentata in qualsiasi momento”.
Le FFS, così come del resto anche FerCargo, parlano di costi maggiorati per via delle esigenze sanitarie e delle necessarie misure protettive per il personale che rallentano anche le operazioni, ma sul breve periodo l’incidenza è relativa. Queste misure incidono un po’ anche sui tempi di movimentazione nei terminali stradali, ma sono situazioni gestibili. L’unico contraccolpo, ma del tutto estraneo al servizio ferroviario, può derivare da eventuali difficoltà di circolazione sulla rete autostradale vicina ai confini che risente indirettamente delle operazioni di polizia.
Piermario Curti Sacchi