È questo un caso dove potrebbe essere rispolverata un'espressione cara alla politica del compromesso, quella delle convergenze parallele, all'apparenza un paradosso ma che può fotografare al meglio la prospettiva. Al centro del dibattito è l'Ansfisa, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, nata frettolosamente con i provvedimenti assunti in seguito alla tragedia di Genova. Allora si partì dal modello ormai consolidato dell'Ansf, l'Agenzia della sicurezza delle ferrovie per estenderlo anche al mondo della strada. Una prospettiva voluta dal dicastero Toninelli, mai effettivamente diventata operativa e pertanto causa solo di ritardi pratici e burocratici. A tal punto che Assoferr, l'associazione degli operatori ferroviari e intermodali, aveva chiesto un ripensamento.
L'invito alla riflessione è stato accolto dalla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli che ha anticipato le linee guida del suo dicastero alla quarta edizione del Forum internazionale di Pietrarsa tenutosi a Trieste. L'Ansfisa non sarà rimessa in discussione, ma l'agenzia sarà articolata in due bracci distinti e separati, mantenendo quindi all'Ansf tutti i compiti finora svolti in materia di sicurezza ferroviaria, mentre i controlli sulle infrastrutture stradali vengono demandati a una struttura specifica. Da qui l'espressione delle convergenze parallele. La costituzione dell'Ansfisa ha messo dunque in luce come un provvedimento assunto sulla spinta di un'emergenza, come ha del resto fatto osservare Assoferr, abbia fatto nascere un organismo di cui non sono ben chiari i compiti e le attribuzioni e soprattutto le interrelazioni con Ansf, un'agenzia ormai strutturata e che svolge un ruolo ritenuto essenziale anche dalle imprese ferroviarie.
Oggettivamente non si può dire che Ansf non abbia esercitato i suoi compiti. Se garantire la sicurezza resta una delle priorità indiscutibili della ferrovia, in alcuni casi l'attività di Ansf si è caratterizzata per un eccesso di zelo, imponendo regole d'esercizio molto severe soprattutto per quelle ferrovie secondarie, caratterizzate pressoché esclusivamente dal traffico passeggeri locale, arretrate dal punto di vista della tecnologia e dei sistemi di segnalamento e sicurezza. Ma è stata anche lo stimolo per superare un pericoloso attendismo, tra scarsità di fondi e lungaggini burocratiche negli appalti.
Piermario Curti Sacchi
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