Il direttore generale dell’associazione degli spedizionieri Spediporto, Giampaolo Botta, ha dichiarato durante un webinar dedicato agli scambi commerciali tra Cina ed Europa che “la crisi del Mar Rosso può essere superata dall’industria italiana scegliendo le soluzioni più adatte a seconda delle diverse esigenze. Ma è indubbio che una di queste sia l’utilizzo del treno sfruttando, in particolare, la Western Rail cinese”. Secondo Botta, l’Italia “non ha mai capito quanto potesse essere strategico sfruttare il treno per collegarsi con questo Paese così importante dove, secondo una recente indagine di Drewry, ben 217 città hanno un’altissima capacità ferroviaria di connessione con l’Asia ma anche con l’Europa, attualmente raggiunta in 25 destinazioni”.
Il dirigente dell’associazione ha ricordato che nel 2023 sono partiti 16mila treni dalla Cina, che hanno trasportato attraverso il Western Corridor 1,7 milioni di teu, con un aumento annuale del 19%. Botta ritiene anche che “sia stato un clamoroso errore strategico abbandonare la Via della Seta, plastica testimonianza di come, nel nostro Paese, manchi una cultura, direi quasi una visione a lungo raggio degli investimenti sulla logistica”.
Per affrontare l’attuale situazione, per Spediporto “bisogna fare delle scelte”, considerando che “l’aereo è il mezzo di trasporto adatto per alcuni tipi di merce, ha dei costi ma anche un grande vantaggio in termini di tempi. Il West Corridor dalla Cina vede prezzi in crescita ma che restano accettabili e simili al trasporto marittimo mentre il vantaggio è quello relativo ai tempi, che sono un terzo rispetto a quelli che, in questo momento si registrano con il trasporto via nave”.
Oltre a una maggiore propensione per l’intermodalità, l’Italia deve affrontare carenze legate ai servizi alle merci: “Spesso i servizi doganali e i controlli sanitari sono lenti, basti pensare al caso dei porti di Genova e Savona con soli tre veterinari a disposizione. Se un carico arriva già con 12-18 giorni di ritardo e si devono attendere altri 10-15 giorni prima di inoltrarlo è evidente che ci troviamo in uno scenario che non può rendere gli operatori italiani competitivi a livello internazionale”.