I piani dell’Unione europea sulla spinta del Green New Deal sono ambiziosi: arrivare nel 2050 alla decarbonizzazione dell’economia, vale a dire non utilizzare più fonti energetiche fossili. Questo comporta un impegno oneroso soprattutto per il settore dei trasporti. Per le ferrovie l’obiettivo è quello di aumentare fino al 70% la propria quota modale rispetto al volume totale dei trasporti. Si tratta di una sfida epocale che presuppone investimenti consistenti prima di tutto sulla rete, sui terminal, sul materiale ferroviario e sulle tecnologie.
Quanto può costare tutto questo? Il conto l’ha presentato l’Uirr, l’Unione internazionale per il trasporto combinato strada-rotaia, in uno studio realizzato su richiesta dell’Unione europea. E il responso parla di oltre 500 miliardi di euro. In dettaglio si tratta di investire 490 miliardi di euro (con una media di oltre 16 miliardi l’anno) nel potenziamento della rete ferroviaria e quasi 50 miliardi in nuovi terminal intermodali e mezzi da manovra.
Per la ferrovia un ruolo di primo piano sarà quello del trasporto intermodale, l’unico che possa coniugare le esigenze di favorire la modalità ferroviaria in modo capillare con la consegna su strada nell’ultimo miglio.
Il traffico ferroviario secondo le stime dell’Uirr dovrà crescere nel 360% nei prossimi tre decenni per raggiungere gli 800 miliardi di tonnellate/km e il 70% del volume di trasporto merci. Tradotta in pratica questa prospettiva significa passare dai 6mila treni merci al giorno sulla rete europea nel 2020 a quasi 14mila nel 2050, un aumento di traffico che ovviamente non può essere supportato dalla rete ferroviaria esistente.
Si rende pertanto indispensabile investire prima di tutto sul potenziamento di linee e binari con la costruzione anche di corridoi merci dedicati, ma sarà anche essenziale realizzare nuovi terminal e l’Uirr stima che ne servano almeno 300. Un altro aspetto sul quale occorre investire è la digitalizzazione di tutta la filiera del trasporto per ridurre i costi e soprattutto aumentare la produttività e favorire la competitività. Anche il quadro normativo deve evolvere per favorire i trasporti combinati.
Resta da affrontare però il tema del reperimento delle risorse e della quota di finanziamenti che potranno essere garantiti dall’Europa. I segnali a favore del trasporto merci almeno finora non sono stati del tutto incoraggianti come dimostrano le recenti prese di posizione degli operatori come quelli francesi, tedeschi e olandesi che lamentano gli scarsi investimenti a favore del trasporto ferroviario merci in quanto le rispettive amministrazioni ferroviarie sembrano privilegiare costantemente solo il trasporto passeggeri.
Il caso più clamoroso è quello dei Paesi Bassi dove sono già state individuate le risorse necessarie per estendere il servizio ferroviario a favore di nuovi insediamenti residenziali che saranno (forse) realizzati nei prossimi decenni, mentre si lesinano gli investimenti per favorire il trasporto merci.
Piermario Curti Sacchi