C’è da sfatare un’opinione divenuta quasi certezza secondo la quale è sufficiente investire sulle infrastrutture, realizzare nuove linee ferroviarie, raddoppiare quelle esistenti, puntare in sostanza solo su quello che può essere definito l’hardware per ottenere di conseguenza, a cascata, quasi automaticamente, un aumento del traffico merci su rotaia. E invece no, non basta portare il cavallo alla fontana per costringerlo a bere. Questa battuta, efficace nella sua semplicità, è emersa nel corso della quinta edizione del Forum di Assoferr, l’associazione degli operatori ferroviari e intermodali, tenutasi nella cornice di Pietrarsa. L’appuntamento ha offerto anche l’occasione per esprimere valutazioni e giudizi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che riserva una grande attenzione alla mobilità e destina importanti risorse per la logistica.
La cura del ferro, un’espressione ormai entrata nel vocabolario degli addetti ai lavori, è una condizione necessaria ma non sufficiente. Accanto agli investimenti, il Pnrr chiede riforme di settore. Il primo passo da fare è l’accelerazione dei contratti di programma insieme a un nuovo Piano nazionale per la logistica, non un libro dei sogni, ma un documento di pianificazione dinamica e flessibile. La strada da percorrere e i nodi da sciogliere sono ancora tanti. Come ha osservato Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture (Mims), “abbiamo tante difficoltà perché l’intermodalità è un sistema e come tale ha bisogno di tanti elementi, spostare il traffico merci contempla grandi investimenti su tutta la catena logistica, e questa è una grande sfida”.
Attualmente in Italia la quota di mercato del cargo ferroviario è del 13%, al di sotto della media europea che si attesta intorno al 19%, ma che vede alcuni Paesi, singolarmente presi, a un livello decisamente più alto, come Svizzera e Austria intorno al 35%. L’Europa si è posta l’obiettivo di raggiungere la soglia del 30% entro il 2030, e quindi in meno di dieci anni, ciò vuol dire che bisogna correre. E per spingere le merci verso la ferrovia è necessario rendere i treni più competitivi, una sfida da giocare su più fronti. In prima battuta occorre superare i tanti colli di bottiglia che ancora restano, come i collegamenti dell’ultimo miglio tra la rete ferroviaria e i porti, ma c’è anche la necessità di intervenire sulla gestione della rete (non può valere il concetto che un treno passeggeri deve avere sempre e comunque la precedenza, mentre un merci “va in buca”), e soprattutto imparare a ragionare in una logica di sistema, come se tutte le modalità fossero parte integrante, un tassello dello stesso mosaico. Concetti, questi ultimi, che sono emersi con chiarezza durante il Forum di Assoferr. Spostare il traffico merci verso la ferrovia, richiede investimenti su tutti gli anelli della catena logistica, dove a volte ci sono anche interessi contrapposti, o come minimo mancanza di dialogo. La cura del ferro funzionerà se tutte le componenti funzionano e imparano a mettersi in rete.
Piermario Curti Sacchi