Ci sono voluti diciotto mesi per passare da una firma su un protocollo d’intesa al regolamento di attuazione della convenzione congiunta tra Svizzera e Italia. Era il 3 settembre 2020 quando è stato sottoscritto l’accordo tra i due Paesi per una serie di interventi di adeguamento dell’asse ferroviario del Lötschberg-Sempione. A fine febbraio 2022, l’Ufficio federale dei trasporti svizzero e il gestore della rete italiana Rfi hanno messo nero su bianco gli impegni da portare a termine e soprattutto una precisa tempistica per i lavori da eseguire. Dopo aver investito a favore dell’Italia, a fondo perduto, i primi 118 milioni di euro lungo la linea internazionale di Luino (e quindi verso il Gottardo), il Governo elvetico si appresta a destinare ulteriori 145 milioni di euro per favorire l’adeguamento anche dell’itinerario che riguarda Domodossola e il Sempione. Il sostegno a fondo perduto anche fuori dai confini nazionali offre la dimensione di quanto la Svizzera intenda puntare sulla ferrovia merci.
Con questa seconda fase di interventi si completa quello che viene definito “corridoio dei quattro metri”, che permette di trasportare su rotaia i semirimorchi stradali con altezza agli spigoli di quattro metri e larghezza fino a 2,60 metri. Questo sarà possibile da Basilea a Chiasso e a Luino, senza interruzione fino ai terminal di trasbordo nell’Italia del nord, in primo piano Novara e l’area milanese con Busto Arsizio-Gallarate. Dopo aver adeguato già nei primi anni Duemila il tunnel storico del Sempione, i lavori tra il portale sud e Domodossola sono stati completati solo su uno dei due binari di corsa. Ora l’adeguamento avverrà su ulteriori segmenti in modo da consentire il transito dei treni merci intermodali senza limiti di sagoma e di lunghezza standard.
La convenzione operativa appena firmata prevede che l’Italia si impegni ad adeguare le tratte sul proprio territorio entro il 2028, una scadenza giustificata dalla complessità delle opere. La convenzione disciplina i tempi di scadenza delle varie fasi previste nei lavori, mentre la Svizzera verserà a Rfi i fondi concordati in base all’avanzamento delle opere. Le premesse sono rassicuranti, in quanto i lavori condotti da Rfi in due fasi sull’asse di Luino, sono stati portati a termine rispettando, è il caso di dire, come un orologio svizzero il cronoprogramma con la conclusione degli interventi a fine 2020 in coincidenza con l’apertura all’esercizio del tunnel di base del Ceneri.
Ora i lavori più impegnativi riguardano la linea tra Domodossola e Arona che a sud si dirama nei due itinerari di Sesto Calende e Novara. Qui, oltre a eliminare ostacoli per la sagoma sulle tratte a cielo aperto, come segnali, pensiline e linee di contatto, occorre intervenire su dodici gallerie che messe insieme raggiungono una lunghezza che sfiora i sei chilometri e che dovranno essere portate tutte al profilo massimo P/C 80. Previsti anche interventi nelle stazioni per favorire l’incrocio dei treni merci.
Solo alla conclusione di tutte le opere indicate nella convenzione italo-svizzera, la nuova ferrovia transalpina attraverso la Svizzera, conosciuta come progetto AlpTransit, potrà esprimere tutte le sue potenzialità accogliendo i treni intermodali senza alcun limite. Ora questo è possibile solo percorrendo l’itinerario lungo la Novara-Borgomanero-Domodossola, linea adattata ma a singolo binario. Per il “corridoio dei quattro metri”, la Svizzera ha stanziato e per buona parte già impegnato oltre 970 milioni di euro, di cui 275 a fondo perduto a favore dell’Italia. Con la soddisfazione che dopo la conclusione di questi lavori, resta solo la Germania a indossare la “maglia nera” per i ritardi nell’adeguare le infrastrutture all’intermodalità.
Piermario Curti Sacchi