Lo sviluppo del trasporto ferroviario merci con gli ambiziosi obiettivi fissati dall’Unione Europea vede schierarsi sul campo due formazioni virtuali, entrambe autorevoli e con posizioni propositive. Da una parte c’è la voce critica e pessimista della Corte dei Conti europea, dall’altra il punto di vista più conciliante rappresentata dall’Uirr, l’organizzazione comunitaria che promuove il trasporto intermodale.
L’organismo di controllo finanziario con sede in Lussemburgo nella sua ultima relazione sulla politica dei trasporti non usa giri di parole per sostenere come “il raddoppio della quota di mercato del trasporto merci su rotaia entro il 2050 è semplicemente irrealistico e la rete di trasporto merci nell’Unione europea non è ancora adatta all’intermodalità”. Dal canto suo, l’Uirr pur non negando l’evidenza dei fatti e dei numeri, ritiene che le iniziative in corso vadano nella direzione giusta e che quindi ci sono i tempi tecnici per investire e colmare le lacune esistenti con l’orizzonte 2050.
Secondo i revisori contabili la politica comunitaria in materia di intermodalità è vaga, superata e soprattutto non impegnativa per i Paesi membri: “dal momento che questi obiettivi non sono vincolanti, i diversi Paesi hanno stabilito i propri con il risultato che questi non sono necessariamente comparabili”. Anche la politica comunitaria, come la direttiva sul trasporto combinato, non offre una mano in quanto ormai è superata e di fatto ostacola la crescita dell’intermodale invece di incoraggiarla.
Un esempio è dato dalla mancata spinta verso la digitalizzazione che dovrebbe invece diventare l’unico strumento eliminando inutili appesantimenti burocratici. Sulla carta è stato stabilito uno standard europeo per i treni merci, quello della lunghezza di 740 metri (con modulo dei binari di 750 metri), ma fino a che la rete non è adatta e manca l’armonizzazione delle norme a livello comunitario, progressi in questo senso non se ne possono fare.
L’Uirr non nega i limiti di capacità della rete ferroviaria europea e le carenze nella gestione, ma ritiene che la situazione attuale dovrebbe addirittura rappresentare uno stimolo per investire e innovare. Con misure legislative adeguate e iniziative promozionali specifiche è possibile arrivare a risultati concreti, come dimostra uno studio condotto con il progetto CT4EU (Combined transport for Europe 2021-22).
Secondo l’Uirr il raddoppio della quota di mercato del trasporto ferroviario merci entro il 2050 non è un obiettivo molto distante viste le condizioni rappresentate da una media di oltre 16 miliardi di euro investiti ogni anno nelle infrastrutture ferroviarie europee, insieme a 1,5 miliardi specifici spesi per la modalità intermodale.
Accanto a questi c’è la revisione di normative comunitarie, come quella rappresentata dall’aggiornamento della rete Ten-T. Il nuovo regolamento è stato adottato all’unanimità dalla Commissione trasporti del Parlamento europeo a metà aprile 2023 e poco dopo ratificato definitivamente in seduta parlamentare plenaria.
L’obiettivo è superare definitivamente ritardi e vincoli alle frontiere (lo slogan è: “attraversare le frontiere in quindici minuti entro il 2030”), favorire gli investimenti infrastrutturali e tecnologici in modo che tutti i treni merci possano viaggiare a una velocità mai inferiore a 100 km/h e responsabilizzare i coordinatori europei dei corridoi Ten-T nel monitorare costantemente gli interventi in corso.
Piermario Curti Sacchi