Secondo la Commissione, lo Stato polacco avrebbe recepito in modo scorretto la Direttiva 95/53, che regola i pesi e le dimensioni dei veicoli industriali nella Comunità. Il provvedimento che costa alla Polonia il deferimento alla Corte di Giustizia Europea riguarda i limiti di circolazione in buona parte della rete stradale ai veicoli con massa per asse superiore a dieci tonnellate, anche se rispettano le normative dell'Unione.
In particolare, la normativa polacca impone ai camion che hanno un peso per asse superiore a otto o dieci tonnellate di ottenere uno speciale permesso dai gestori delle strade per utilizzare la rete stradale secondaria. Ciò avviene anche se i veicoli sono caricati rispettando la normativa comunitaria (ossia una massa per asse di 11,5 tonnellate) e possono quindi liberamente circolare sull'intera rete europea senza la necessità di autorizzazioni.
La Commissione Europea precisa che le strade polacche sono gestite da diverse amministrazioni – come Comuni, Provincie, Regioni e Governo centrale – quindi un singolo viaggio può richiedere autorizzazioni multiple. Non solo, ma la domanda richiede molto tempo. "Il risultato è che ciò crea rilevanti oneri per gli autotrasportatori e costituisce un ostacolo al corretto funzionamento del mercato interno dei trasporti", scrive la Commissione in una nota.
Questa limitazione interessa numerosi autotrasportatori stranieri, perché è applicata nella maggior parte della rete stradale polacca, anche in arterie che raggiungono piattaforme logistiche e porti, città e zone industriali. Perfino l'importante porto per container di Gdynia si raggiunge esclusivamente con strade che presentano tali limiti.
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