Genova resta nella morsa del traffico, anche se lunedì 20 luglio non si registrano chiusure di gallerie nel nodo autostradale. Però, sull’A7, sull’A10 e sull’A26 si sono creati rallentamenti e code, soprattutto tra Varazze e Arenzano e nella zona di Genova Aeroporto. Ciò avviene alla vigilia della visita nel capoluogo ligure della ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. Intanto, sulla questione del nuovo assetto societario di Autostrade per l’Italia, nei giorni scorsi il ministero dei Trasporti ha chiesto ad Autostrade per l’Italia di presentare entro il 23 luglio un piano economico-finanziario relativo alla proposta approvata il 14 luglio dal Consiglio dei ministri. In particolare, il ministero ha chiesto interventi compensativi senza effetto sulla tariffa per un importo di 3,4 miliardi e di aggiornare il piano, assumendo un programma d’investimenti sulla rete autostradale da 13,2 miliardi di euro, che potranno aumentare fino a 14,5 miliardi, nonché una consistente riduzione dei pedaggi.
La vista della ministra dei Trasporti del 21 luglio a Genova ha provocato una manifestazione che avverrà quel giorno stesso nel centro del capoluogo ligure, cui parteciperanno anche dei veicoli industriali (il cui numero sarà stabilito dalla Prefettura). “Le nostre aziende di autotrasporto stanno bruciando le ultime chance di sopravvivenza proprio nelle code e nel blocco determinato da una programmazione folle dei lavori di manutenzione alle gallerie e ai viadotti delle autostrade in Liguria. Il porto perde oltre il 30% dei suoi traffici e domani pretenderemo risposte”, dichiara il segretario nazionale di Trasportounito, Maurizio Longo.
Le domande che saranno poste alla ministra sono diverse: chi non ha effettuato i controlli sulla rete autostradale negli ultimi anni? Chi ha omesso le verifiche? Chi e perché non ha imposto che fosse sfruttato il periodo del lockdown proprio per mettere in sicurezza la rete autostradale? Chi ha pianificato la contemporaneità dei cantieri bloccando ponti e gallerie provocando danni economici e sociali? Sul versante del diritto, gli operatori chiedono perché a due anni dal crollo del ponte Morandi non ne siano ancora state accertate le responsabilità e perché si tiene secretata la parte del contratto che nulla ha a che vedere con i dati inerenti la sicurezza. “Da domani auspichiamo un netto cambio di rotta, una totale trasparenza, sia sulle responsabilità di Aspi, sia specialmente su quelle delle Istituzioni pubbliche che ora premiano la famiglia Benetton con una ricca buonuscita che, come al solito, si ribalta sui cittadini, i quali pagano i costi della loro mostruosa inefficienza”, conclude Longo.