Dal 24 al 26 novembre 2021 si sono svolte in modo congiunto alla Fiera di Verona Oil&nonOil e Asphaltica, eventi dedicati rispettivamente alla distribuzione di carburanti e alle macchine e prodotti per la costruzione e manutenzione delle strade. È stata l’occasione per Anas di presentare nuove barriere stradali progettate per la sicurezza degli utenti più deboli, come i motociclisti, oppure dedicate a situazioni particolari, come strade di montagna con tornanti, neve e ghiaccio.
La società stradale ha anche presentato la tecnologia Anas Smart Road, che sfrutta la rete stradale e le nuove bande ultra-larghe della rete cellulari come una piattaforma digitale per rendere più efficienti e sicuri i flussi di traffico. Questo programma rappresenta uno dei principali laboratori europei di mobilità Smart. Si passa dalla strada vista come mera opera civile di asfalto e cemento alla strada intelligente, interconnessa e intermodale. L’investimento complessivo è di un miliardo di euro ed è attualmente in corso la prima fase che prevede un investimento di circa 250 milioni euro, anche grazie a contributi dell’Unione Europea.
Ad Asphaltica abbiamo visto anche nuovi asfalti prodotti con materiali artificiali e da riciclo derivati da processi industriali, con miscele di fresato, fibre di basalto, sabbie derivanti dai processi di termo-valorizzazione dei rifiuti solidi urbani, graniglie derivanti dalla lavorazione dell’acciaio e plastiche riciclate. Sullo stesso filone è stato presentato anche uno studio per il reimpiego delle plastiche leggere derivanti da eco-balle nel confezionamento di nuovi conglomerati bituminosi.
Un altro studio affronta materiali in grado di assicurare maggiore vitadelle opere in modo da ridurre la necessità d'interventi manutentivi e garantire un livello funzionale e di sicurezza più lungo. In questo caso si sperimentano miscele confezionate a freddo con cemento ed emulsione (Ready To Mix), conglomerati additivati con polverino di gomma da pneumatici fuori uso o compound polimerici abbinati all’impiego di grafene.
Massimiliano Barberis