Come prevedibile, il mondo del trasporto merci e della logistica non ha apprezzato il risultato della ricerca sui costi-benefici della nuova linea ferroviaria che dovrebbe correre lungo la Valsusa e che secondo la maggioranza della Commissione Ponti che la ha redatta, i costi supererebbero i benefici di sette miliardi. Il 13 febbraio 2019, poco dopo la diffusione della relazione sul web del ministero dei Trasporti, abbiamo registrato le posizioni di Confetra e Conftrasporto, due confederazioni che sono state su posizioni contrastanti in diverse situazioni, ma che su questo argomento mostrano posizioni simili. Il presidente di Confetra, Nereo Marcucci, chiede che la decisione finale sulla prosecuzione dell'opera avvenga in Parlamento, perché rientra in un trattato internazionale siglato tra Italia, Francia e Unione Europea e ratificato quattro volte in altrettante legislature.
Sullo studio, Marcucci ricorda che "le analisi costi/benefici, in ambito trasportistico, vanno condotte secondo le linee guida europee, tra l'altro recepite anche in Italia nello specifico Decreto ministeriale del 2017 relativo alla valutazione ex ante degli investimenti pubblici". Nel merito, Marcucci ritiene "creativi" i metodi usati dal professor Ponti e se li avessimo applicati anche ad altre opere "non avremmo realizzato neanche l'Alta Velocità passeggeri perché, anche in questo caso, si sono tolte milioni di auto dalle strade lungo l'asse Milano, Torino, Firenze, Bologna, Roma, Napoli. In coerenza, andrebbe allora anche cancellato il Marebonus".
Il vice-presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, attacca direttamente l'ispiratore politico del documento, ossia il Movimento Cinquestelle, che "prende in giro gli italiani". In merito alla relazione, Uggè si chiede "com'è possibile che la Torino-Lione ci costi sette miliardi di saldo negativo se, in base agli accordi internazionali, all'Italia, tra la tratta nazionale e la quota parte (al netto dei contributi di Francia e soprattutto dell'Unione Europea) di quella internazionale saranno chiesti solo 4,7 miliardi di euro?", aggiungendo che "se ai sette miliardi si tolgono i contributi di UE e Francia, nonché le spese che saranno necessarie, in base a quanto scritto dalla relazione, per il ripristino dei cantieri e la chiusura dei contenziosi, il saldo costi-benefici diventa positivo di oltre due miliardi di euro".
Anche Uggè ricorda che la nuova linea ferroviaria nasce da accordi internazionali, e quindi può essere abrogata solo da un atto parlamentare, sottolineando che la tratta Torino-Lione è parte di un corridoio europeo più lungo. Uggè si sofferma anche su alcuni aspetti operativi, affermando che non ha senso inserire il coinvolgimento degli autisti perché sui treni non saliranno veicoli completi, ma solo unità di carico intermodali, mentre la riduzione degli introiti delle accise causata dal passaggio delle merci dal camion al treno non sarebbe rilevante, perché già oggi i veicoli industriali che viaggiano su rotte internazionali si riforniscono all'estero, dove il carburante costa meno. "Per quanto riguarda l'ambiente, il calcolo non può escludere l'elevato numero di automezzi che per collegarsi alle diverse destinazioni dell'ovest europeo possono partire da Genova o da Novara o da altre località o viceversa", afferma Uggè. "È come se per verificare i costi benefici dell'Alta velocità ci si limitasse alle tratte Milano-Torino o alla Roma-Napoli. Il calcolo deve considerare tutta la tratta per avere dati complessivi".
Sul versante dei benefici, il vice-presidente di Conftrasporto rileva che lo studio non considera quelli derivanti da una maggiore sicurezza offerta dal treno: "Quanto valgono la vita e l'incolumità delle persone in tema di costi benefici? Di questo aspetto si preferisce parlare poco. Le considerazioni sopra esposte non considerano ovviamente i ritorni derivanti dall'incremento dei livelli di occupazione e dalla riduzione dell'inquinamento che improvvisamente, dopo che per anni è stata una delle tante battaglie di ecologisti e uomini di governo, sembra non avere più importanza". Tornando alle accise, Uggè nota un paradosso nell'azione del Governo: "Da un lato intende alzarle eliminando i rimborsi per i camion in quanto sussidi dannosi per l'ambiente, dall'altra, così facendo, finirà per rendere sempre meno conveniente per lo Stato la realizzazione di infrastrutture alternative alla strada e allora finirà col riempire l'Italia di strade e anziché potenziare le modalità alternative affiderà sempre più i trasporti al tutto gomma".
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