Il 1° dicembre 2023 entreranno in vigore in Germania gli aumenti dei pedaggi dei camion introdotti dalla Bundesrat, l’organo legislativo della Repubblica federale tedesca. Le nuove tariffe dipenderanno dalla classe di emissione di CO2 dei mezzi industriali e vuole essere un incentivo per i trasportatori a sostituire la propria flotta a favore di mezzi a zero emissioni, che saranno inizialmente esenti dai pedaggi autostradali e che pagheranno poi cifre sensibilmente ridotte. Fino al 1 luglio 2024 la nuova legge riguarderà solo i mezzi con peso superiore a 7,5 tonnellate, poi saranno coinvolti anche i veicoli superiori a 3,5 tonnellate. Il governo tedesco prevede che questi cambiamenti porteranno entrate pari a 30,5 miliardi di euro nel periodo 2024-2027, destinate allo sviluppo delle infrastrutture, comprese le ferrovie e le vie navigabili.
La riforma è già stata ampiamente criticata dagli autotrasportatori tedeschi, secondo cui gli aumenti finiranno per gravare, ancora, sui consumatori. L’Associazione tedesca Bgl, che si occupa di autotrasporto e logistica, ha infatti dichiarato in un comunicato che l’85% delle merci in Germania, tra cui molti beni di uso quotidiano ma anche alimentari, viaggia su camion e che le nuove tariffe non sarebbero altro che un celato aumento delle tasse destinato a colpire le famiglie. Nella nota è inoltre specificato che il trasporto via ferrovia non sarebbe un’alternativa percorribile viste le carenze infrastrutturali e considerando che l’ultimo miglio deve per forza di cose essere gestito su gomma.
Dirk Engelhardt, portavoce di Blg, ha inoltre specificato che degli 800mila mezzi pesanti che transitano quotidianamente sulle strade tedesche, solo 400 hanno trazione elettrica e che gli aumenti andrebbero ad assorbire completamente l’intero margine di guadagno delle imprese di trasporto, spesso compreso tra l’1 e il 3%, condannando alla distruzione le piccole e medie imprese che costituiscono la colonna portante del settore. La Germania conta infatti circa settanta mila autotrasportatori, due terzi dei quali con flotte comprese tra uno e dieci mezzi pesanti.
Molte critiche sono arrivate anche dall’industria della gestione dei rifiuti che chiede un’inversione di rotta al governo. In una lettera indirizzata ai membri della commissione della Bundestag, l’associazione federale per le materie prime e secondarie ha chiesto di sospendere le nuove tariffe fino al 2027, precisando che tutti gli oneri saranno trasferiti ai clienti.
Il nuovo regolamento ha suscitato molte polemiche anche in Polonia dove i vettori, già colpiti pesantemente dall’introduzione del pacchetto mobilità, dovranno ora fronteggiare i nuovi pedaggi. Piotr Magdziak, portavoce dell’associazione dei datori di lavoro nei settori del trasporto e della logistica (Tlp), ha chiarito che i trasportatori polacchi sono sotto choc e che dal 1° dicembre l’aumento dei costi potrà raggiungere punte dell’83%, con una tariffa al chilometro di 35,4 centesimi. Lo sgomento nasce anche dalle modalità scelte dalla Bundestag, colpevole di aver introdotto un cambiamento radicale in un’unica soluzione, peraltro inaspettata, senza lasciare il tempo alle aziende di concordare nuove rate con i propri clienti o di studiare altre strategie operative.
In una nota Tlp ha inoltre previsto che la maggior parte delle aziende di trasporto stradale presenti sul mercato non genererà nemmeno nel 2023 profitti sufficienti per poter coprire i costi operativi e ha fatto presente che la spesa totale per le aziende polacche aumenterà di 18 milioni di pnl (circa 4 milioni di euro) solamente per pagare le autostrade tedesche. Molti trasportatori polacchi sarebbero quindi impossibilitati ad assorbire questa nuova ondata di aumenti e saranno costretti a ribaltare i costi sui clienti, che a loro volta potrebbero ridurre il numero di spedizioni e rinunciare a spedizioni parziali a beneficio di carichi completi più dilazionati nel tempo.
Nonostante in Polonia prevalgano dunque pessimismo e preoccupazione, una parte della politica è convinta che il nuovo provvedimento non pregiudicherà la competitività dei vettori polacchi nel breve-medio termine. Se infatti i costi saranno più elevati, tutti i trasportatori europei ne saranno colpiti allo stesso modo dato il basso numero di veicoli elettrici o a idrogeno attualmente circolanti. A farne le spese saranno però i consumatori, a cui spetterà l’onere di assorbire i costo acquistando i prodotti finiti.
E mentre il dibattito prosegue, anche l’Austria si prepara a modificare la propria normativa sui pedaggi. Le nuove tariffe non sono ancora note, ma è già disponibile un calcolatore online delle emissioni di CO2 dei veicoli. A differenza della Germania, tuttavia, le autorità austriache prevedono di aumentare gradualmente i pedaggi nel periodo 2024-2026.
Marco Martinelli