Dopo quasi un anno di lavoro sui resti del ponte Morandi crollato il 14 agosto 2018, i tre periti nominati dal Gip Angela Nutini hanno presentato la risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio, rilevando difetti esecutivi rispetto al progetto originario e un degrado e corrosione in alcune parti, causate dalla "mancanza di interventi di manutenzione significativi". I periti hanno analizzato l'ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne sul lato meridionale (il reperto 132), che la Procura ritiene importante perché potrebbe essere quello che ha ceduto per primo. In questo pezzo, i periti hanno rilevato nei trefoli "uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri e cloruri".
L'ispezione è avvenuta anche sulle parti crollate della pila 9 e sulla pila 10, che è rimasta in piedi. La perizia è una parte importante nell'indagine, che oggi ha ben 71 indagati, insieme con le società Autostrade per l'Italia e Spea per reati di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso. Tornando alla pila 9, quella che ha ceduto trascinando il ponte, i periti affermano che il 68% dei trefoli d'acciaio del gruppo primario, quello posto all'interno del tirante, e l'85% di quelli più all'esterno mostrano una riduzione della sezione tra il 50% e il 100%.
Dopo la diffusione di queste notizie, Autostrade per l'Italia ha comunicato le sue conclusioni, sostenendo che i periti "confermano in realtà che la capacità portante degli stralli era ampiamente garantita" perché "l'eventuale presenza di una percentuale ridottissima di trefoli corrosi fino al 100% non può in alcun modo aver avuto effetti sulla tenuta complessiva del ponte". La società aggiunge che "tutte le ipotesi sul crollo del ponte o le presunte prove regine, emerse nel corso degli ultimi mesi, non abbiano trovato finora nessuna corrispondenza oggettiva nelle analisi e nelle evidenze disponibili, finendo via via per essere smentite dai dati oggettivi. Da ultima anche questa relazione dei periti del Gip, nonostante evidenzi difetti costruttivi e condizioni di degrado compatibili con l'età dell'opera, viene letta in queste ore enfatizzando solo alcuni aspetti di degrado che non possono avere alcun nesso causale con il crollo del ponte".
Per quanto riguarda il reperto 132, Autostrade dichiara che "la relazione dei periti riporta soltanto la classificazione degli stati di corrosione dei fili di acciaio componenti i trefoli, classificazione determinata in modo sommario e quindi utilizzabile soltanto ai soli fini descrittivi. Tale classificazione consente comunque di escludere che sia stato lo strallo la causa primaria del cedimento. L'elaborato infatti evidenzia che i cavi primari non mostrano particolari segni di degrado e definisce 'duttili' le superfici di frattura della parte dello strallo collegata con l'antenna, confermando quanto già sostenuto nelle analisi dei laboratori Empa e dell'Università di Pisa".
Intanto, il Consiglio dei ministri ha prorogato di un anno lo stato di emergenza proclamato per il crollo del ponte Morandi e ha nominato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, commissario delegato. Sul versante della demolizione del viadotto, tutti i palazzi introno al ponte sono stati abbattuti e tra pochi giorni inizierà la demolizione della pila 2, l'ultima rimasta in piedi.
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