Il 9 aprile 2024 l’associazione Fermerci ha presentato il rapporto sull’attuale situazione del trasporto ferroviario delle merci in Italia, da cui emerge una forte preoccupazione per il 2024, legata ai lavori sulla rete sorti dal programma del Pnrr. “Nel 2024, per l’attuazione delle opere del Pnrr, sarà interrotto circa il 60% delle linee ferroviarie, corrispondenti a circa 4100 giorni di indisponibilità delle stesse”, spiega Clemente Carta, presidente dell’associazione. Per affrontare questa crisi, Carta chiede “un fondo complementare per consentire agli operatori del trasporto ferroviario merci di raggiungere la fine lavori del 2026, perché questa situazione provoca un’inevitabile perdita di competitività del trasporto ferroviario rispetto ad altre modalità di trasporto, pari al 3,2% rispetto all’anno precedente, destinata ad aumentare quest’anno e nel 2025”.
Guardando al passato, l’associazione rileva che dopo il crollo dei traffici del 2008, il trasporto ferroviario delle merci mostra segni di ripresa dal 2010, resistendo anche alla pandemia. Ma questa tendenza si è interrotta negli ultimi tre anni e per il 2024 le prospettive sono “preoccupanti”. E non solo per le previste interruzioni ferroviarie, che hanno un impatto soprattutto sulle merci, ma anche per gli scenari geopolitici.
In termini di estensione, la rete ferroviaria italiana è la quarta in Europa, dopo Germania, Francia e Polonia. È formata da 17mila chilometri di linee statali, gestite da Rete Ferroviaria Italiana, e tremila chilometri di linee secondarie di proprietà regionale e gestite anche da società private. Però, precisa Carta, “solo il 73% è elettrificato e solamente il 46% è a doppio binario, senza considerare poi che la rete nazionale è molto vulnerabile in quanto esposta ai danneggiamenti causati da frane ed eventi alluvionali che sempre più frequentemente si abbattono sul nostro territorio”.
Il rapporto di Fermerci affronta anche lo squilibrio fra trasporto ferroviario e stradale, nel contesto della decarbonizzazione dei trasporti e promozione della connettività e dell’interoperabilità: “Sotto il profilo energetico e quello ambientale è stato calcolato che un treno merci equivale a togliere cinquanta mezzi pesanti dalle strade a lunga percorrenza, permettendo di ottenere circa l’80% di consumi in meno rispetto allo stesso parametro in Italia. Nonostante ciò, il trasporto ferroviario delle merci si caratterizza per volumi di traffico che si discostano notevolmente dalla media europea, con una quota del 12,6% rispetto al 17% della media continentale, con un’offerta ferroviaria prevalentemente concentrata nelle regioni settentrionali”.
Carta ritiene quindi necessario “aumentare la quota di trasferimento modale gomma/ferro per incentivare il trasporto ferroviario merci e raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea. Il trasferimento modale può essere perseguito solo attraverso un’adeguata politica d’incentivazione, ma ad oggi le risorse stanziate sono ridottissime, se si pensa che tra il 2020 e il 2021 l’Italia ha registrato l’esiguo aumento dello 0,8% sulla quota modale ferroviaria”.