Sono solo 27 chilometri, ma hanno causato prima un lungo braccio di ferro, poi un referendum e infine le dimissioni del Governo. È la lunghezza della parte di linea ferroviaria che conduce da Capodistria a Divaccia, vicino confine con l'Italia, che dovrebbe essere potenziata. Ora è a un solo binario e il Governo da tempo vuole raddoppiarla per favorire i collegamenti con il porto, trovando però una forte opposizione, soprattutto per il costo dell'opera (pari a un miliardo di euro). Per superare lo stallo, si è svolto a settembre 2017 un referendum, vinto per poco (il 53,5% dei consensi) dai favorevoli ai lavori. Ma la vicenda non è finita, perché il fronte contrario ha presentato un ricorso contro il risultato alla Corte Suprema.
Nei giorni scorsi, i giudici hanno accolto il ricorso e annullato il referendum, riconoscendo che il comportamento unilaterale del Governo durante la campagna elettorale ha condizionato il voto. Così, la consultazione sarà ripetuta. Ma ieri sera è arrivato il colpo di scena, le dimissioni del primo ministro Miro Cerar, causate proprio dalla decisione della Corte. Ora il presidente sloveno dovrà decidere se anticipare le elezioni previste per giugno o istituire un nuovo Governo.
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