Secondo le prime informazioni, i Finanzieri avrebbero sequestrato negli uffici della società Autostrade per l'Italia di Genova, Roma e Firenze non solo documenti, ma anche computer e telefoni cellulari di alti dirigenti, compresi quelli del presidente, dell'amministratore delegato e dei direttore del Tronco genovese. I Finanzieri hanno acquisito anche la corrispondenza tra Autostrade e il ministero dei Trasporti. Nella sede del Provveditorato delle Opere Pubbliche di Genova, la Finanza ha sequestrato un altro importante documento: è il verbale della riunione del 1° febbraio 2018 in cui questo organismo rilasciò il parere obbligatorio sul progetto di ristrutturazione del ponte Morandi presentato dalla società Autostrade.
Di tale documento nel parla un articolo dell'Espresso, secondo in questa data la grave corrosione dei tiranti della pila 9, ossia quella crollata il 14 agosto, e della pila 10 (quella gemella rimasta in piedi) era nota sia alla società autostradale, sia al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Secondo il giornale, almeno sette tecnici, di cui cinque di parte ministeriale e due della società, "sapevano che la corrosione alle pile 9 e 10 aveva provocato una riduzione fino al 20% dei cavi metallici interni agli stralli, i tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura". Una delle ipotesi del crollo parla proprio della rotture di questi tiranti.
La gravità del degrado della pila 10 è stata rilevata nelle scorse ora anche dalla commissione che sta ispezionando i resti del ponte. Il 23 agosto, il Procuratore della Repubblica, Francesco Cozzi, ha dichiarato in una conferenza stampa che "accertato uno stato severo di degrado anche del moncone del lato ovest di ponte Morandi", aggiungendo che il grado del degrado è comparabile con quello della pila 9 ed è precedente al crollo del ponte. Il degrado dei materiali della pila rimasta in piedi è di livello quattro (su una scala crescente di cinque), addirittura superiore a quello della pila che ha ceduto, che era di livello tre. Perciò, la Procura chiede l'abbattimento della pila, dovrà essere svolto tramite smontaggio o cariche esplosive. Cozzi ha anche precisato che al momento non sono stati emessi avvisi di garanzia e che la documentazione acquisita nella società Autostrade è "molto rilevante".
Anche l'Autorità Nazionale Anticorruzione sta indagando sulla vicenda. Il suo presidente, Raffaele Cantone, ha chiesto alla società Autostrade l'invio degli atti dedicati alla manutenzione del ponte, ossia i progetti, i capitolati tecnici e i bandi di gara e gli aggiornamenti sugli interventi previsti sull'autostrada A10. Cantone cita anche la relazione del ministero dei Trasporti del 2016 sulle attività delle autostrade in concessione, dove emergerebbe la mancata attuazione del 72,89% degli interventi sulle autostrade A10, A7 e A12.
Sulla richiesta dell'Anac, Autostrade per l'Italia precisa in una nota del 22 agosto che tale percentuale "si riferisce ad investimenti per il potenziamento della rete genovese (Gronda e nodo San Benigno) e non riguarda in alcun modo le attività di manutenzione. Il dato non deriva da scelte compiute dalla società, ma è l'effetto dei notevoli ritardi da parte delle istituzioni competenti nell'approvazione del progetto della Gronda di Genova e del ritardo con cui sono state rese disponibili alla società le aree del Lotto 2 di San Benigno (il potenziamento dell'accesso all'area portuale di Genova)".
La società aggiunge che il ministero dei Trasporti ha approvato il progetto definitivo della Gronda di Genova nel settembre del 2017, con la previsione d'iniziare i lavori del febbraio del 2019. "Ma le previsioni di investimento citate nella nota di Anac si basano su quanto era previsto nel Piano Economico Finanziario del 2013, in cui si assumeva che l'autorizzazione fosse concessa nel novembre 2015 e l'avvio dei lavori avvenisse nel febbraio del 2017. Lo slittamento di circa due anni e la conseguente minor spesa per investimento sono state causate dal tempo - superiore al previsto - impiegato sia per la conclusione dell'intesa Stato-Regione che per l'approvazione del progetto definitivo da parte del ministero competente. Per quanto riguarda invece il nodo di San Benigno, si sono verificati ritardi nella messa a disposizione della Società delle aree interessate dai lavori a causa dell'interferenza con impianti e reti tecnologiche di altri gestori". La società conclude che "collaborerà in modo tempestivo e puntuale con l'Autorità Nazionale Anticorruzione per fornire tutte le informazioni necessarie ad accertare il pieno e tempestivo adempimento degli obblighi di Concessione anche per i piani manutentivi".
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