Il vantaggio economico raggiunto dalla Cina grazie alla Belt and Road Iniziative, la Nuova Via della Seta, e le difficoltà legate al conflitto in Ucraina hanno dato nuovo slancio all’Unione Europea nell’implementazione del Global Gateway, un piano da 300 miliardi di euro che potenzierà le infrastrutture strategiche, le telecomunicazioni e l’approvvigionamento energetico del continente. I programmi dell’UE non sono ancora stati del tutto rivelati, ma gli investimenti nel settore dei trasporti, concentrati soprattutto sul confine orientale, forniscono una chiara indicazione sulla strategia adottata.
Nell’Europa Nord-orientale, il progetto più importante è rappresentato dalla Rail Baltica, una rete ferroviaria transfrontaliera già in fase di realizzazione che collegherà le Repubbliche Baltiche alla Polonia. Estonia, Lettonia e Lituania saranno collegate a Białystok e Varsavia mediante una ferrovia di 870 Km ad alta velocità, che faciliterà il trasporto di persone e merci in una zona strategica da un punto di vista geo-politico. L’opera prevede la realizzazione del ponte ferroviario più lungo delle Repubbliche Baltiche, che si estenderà per 1,5 Km sul fiume Neris ed il cui cantiere è già stato inaugurato, del ponte ferroviario sul fiume Daugava in Lettonia ma anche della nuova stazione centrale di Riga. La fine dei lavori, per l’85% finanziati dal programma Connecting Europe Facility dell’Unione, è prevista per il 2026 e porterà anche ad un rinnovamento delle reti elettriche circostanti, ad oggi ancora legate alle reti russe. Nel luglio del 2022, il progetto è stato esteso anche all’Ucraina, che ha infatti adottato lo scartamento europeo.
Gli investimenti proseguono poi in Polonia, dove l’avvio del progetto Cpk (Centralny Port Komnikacyjmy), conosciuto anche come Solidarity, è sempre più vicino. Si tratta di un nuovo polo intermodale che integrerà infrastrutture per il trasporto aereo, ferroviario e autostradale. Prevede la costruzione, a sud-ovest di Varsavia, del più grande scalo aeroportuale dell’UE, che coprirà un’area di 30 chilometri quadrati e che sarà servito da dodici nuove linee ferroviarie per un totale di circa 2000 km di nuovi binari.
Il nuovo aeroporto di Radom, a sud est di Varsavia, sarà invece inaugurato nel 2023 mentre l’aeroporto Jana Pawła II di Cracovia-Balice sarà ampliato mediante la costruzione di un nuovo terminal merci. Il progetto fa parte del cosiddetto Masterplan, un programma da 100 milioni di Zloty (circa 21 milioni di euro) destinati alla realizzazione di un magazzino di 2700 mq, di una sezione di uffici ma anche di nuove vie d’accesso, sia su gomma che rotaia.
Per quanto riguarda gli investimenti stradali, invece, si concentreranno sullo lo sviluppo della superstrada S10 tra Varsavia e Stettino, dell'autostrada A50 intorno alla capitale e dell'autostrada A2 tra Varsavia e Łódź. In contemporanea, sono già stati aperti al traffico alcuni tratti della Via Carpatia S19, una nuova autostrada che collegherà il nord e il sud del paese e che coprirà una distanza di circa 700 km. Nel mese di dicembre 2022, il ministro delle infrastrutture polacco Andrzej Adamczyk ha comunicato che l’opera è stata ufficialmente inclusa nella rete di trasporto Ten-T e che, di conseguenza, potrà beneficiare di fondi europei che ne garantiranno la conclusione.
La Romania ha invece firmato nell’agosto 2022 un importante contratto di finanziamento attraverso il Pnrr Skopje, Macedonia del Nord per l’ammodernamento delle sue infrastrutture ferroviarie entro il 2030. L’attuale rete è molto estesa e ramificata ma anche obsoleta e, grazie ai progetti approvati, sarà portata all’altezza degli standard europei. I treni potranno circolare alla velocità di 160 Km/h, saranno eliminati i passaggi a livello e tutta la rete sarà elettrificata. Entro la fine del 2023, inoltre, sarà inaugurato il ponte di Brăila sul fiume Danubio, il più lungo della Romania e il secondo ponte sospeso più lungo di tutta l’Europa.
La Commissione Europea ha inoltre approvato lo stanziamento di 110 milioni di euro per modernizzare un corridoio ferroviario nella Bulgaria occidentale tra Sofia e il confine serbo. Il percorso fa parte di un corridoio più ampio che collega la Turchia all'Europa centrale e che ha l’obiettivo è di creare una valida alternativa al traffico eurasiatico che transita per la Russia. L’investimento è in linea con il piano del Green Deal europeo per promuovere il trasporto merci sostenibile e il termine dei lavori è previsto per il 2027.
Proprio sullo sviluppo delle infrastrutture balcaniche e a conferma dell’importanza strategica dall’area, il 21 febbraio si terrà a Sofia il Vertice sull’eccellenza ferroviaria nei Balcani. Uno dei progetti chiavi all’ordine del giorno sarà la ferrovia tra Skopje e il confine bulgaro, un’infrastruttura fondamentale per collegare il porto di Durazzo, sul mar Adriatico, al porto di Varna, sul Mar Nero. Stanno inoltre per iniziare i lavori per la costruzione di un nuovo corridoio su rotaia che collegherà Grecia e Bulgaria e che sarà fondamentale per la circolazione di merci tra il mare Egeo, il mar Nero ma anche il porto di Ruse, sul fiume Danubio.
La nuova ossatura dell’Unione Europea sembra dunque essere delineata e si estende quindi lungo tutto il confine orientale, da nord a sud. La sua duplice funzione sarà quella di sostenere l’economia del continente, favorendo la circolazione di merci e persone tramite reti sostenibili, ma anche quella di sbarrare la strada alla concorrenza di Russia e Cina, sia fisicamente che metaforicamente. Gli avvenimenti dell’ultimo anno in Ucraina hanno dato la spinta decisiva a progetti che sono stati a lungo discussi e che ora stanno prendendo forma velocemente, anche e soprattutto grazie ai fondi comunitari stanziati.
Marco Martinelli