Non è detta ancora l’ultima parola, perché secondo il Governo la nomina dei 29 commissari straordinari per sbloccare 57 opere pubbliche decisa a metà aprile 2021 è solo una prima tornata. Il ministero competente, quello delle Infrastrutture, sta approfondendo altri dossier che quindi potrebbero essere integrati in un secondo momento. Ma ciò non toglie che dal primo elenco che ha come obiettivo quello di rimettere in cantiere interventi valutati in circa 83 miliardi di euro, non figurano molti dei corridoi ferroviari fondamentali per collegare l’Italia con l’Europa, essenziali soprattutto per potenziare il traffico merci.
Partiamo dalle caselle vuote, con un caso che appare quasi un enigma. Sulla documentazione resa pubblica dal ministero delle Infrastrutture è ricompresa con un tratto di penna rossa la tratta nazionale della Torino-Lione, vale a dire la linea ferroviaria di accesso al tunnel di base del Moncenisio. Peccato però che nonostante la Torino-Bussoleno sia evidenziata, non figura assegnata ad alcun commissario. È molto difficile pensare a una dimenticanza, quanto alla mancata volontà politica di trovare un accordo su questo itinerario sul quale pesano ancora antichi veti.
Dove invece non è previsto proprio nulla è nell’area lombarda e precisamente lungo i due corridoi internazionali verso la Svizzera, quello di Chiasso e quello del Sempione. Lasciamo pure da parte progetti visionari come la variante ferroviaria Beura-Iselle a sud del Sempione o l’ipotesi di nuovo tracciato internazionale a Luino e quindi fuori dalle competenze operative di un commissario, ma resta il fatto che non si è colta questa occasione per cercare di trovare una soluzione a due opere già identificate, con un iter avviato, anche se con un diverso grado di approvazione.
La prima è il quadruplicamento, in pratica due binari aggiuntivi da collocare a fianco di quelli attuali, tra Rho e Gallarate, la seconda è il potenziamento della Monza-Chiasso a servizio del Gottardo. Nel primo caso siamo in mezzo a una battaglia a colpi di carte bollate su un progetto, fatto, rivisto e ripresentato che ha fatto lavorare solo i giudici amministrativi. Il contendere è intorno alla Via, perché originariamente era prevista la posa di un solo binario in più, al quale se ne è aggiunto un altro, e l’idea di snellire i tempi senza rifare tutto l’iter dall’inizio, ha avuto solo l’effetto opposto. Senza commissario si rischia di restare impantanati ancora a lungo.
L’altro nodo è rappresentato dalla Monza-Chiasso, sul quale un progetto già ben delineato esiste, ma in questo caso lo stop arriva direttamente da Rfi che in sedi ufficiali ha fatto sapere come la linea attuale con i potenziamenti tecnologici in corso e previsti è sufficiente almeno fino al 2030. Ma questo orizzonte è tra meno di dieci anni.
L’unico itinerario che è stato ricompreso nell’elenco governativo è la Verona-Fortezza, vale a dire la tratta di accesso a sud della ferrovia del Brennero. Che comunque parte già avvantaggiata in quanto il primo lotto, indicato come variante prioritaria tra Fortezza (all’imbocco sud del tunnel di base del Brennero) e Ponte Gardena è già stata appaltata e resta solo da perfezionare l’incarico all’impresa aggiudicataria. E anche su altre tratte, come le varianti di Bolzano e di Trento-Rovereto ci sono precisi accordi già sottoscritti con gli enti locali. Il corridoio del Brennero rappresenta dunque una strada già tracciata e l’eventuale opera del commissario straordinario può al massimo accelerare qualche decisione o superare intoppi contingenti.
Piermario Curti Sacchi