La circonvallazione ferroviaria merci di Trento si farà, e ci sarebbero tutte le garanzie, anche se fuori dal perimetro degli investimenti finanziabili con i fondi del Pnrr. Ha fatto molto rumore la revisione del Piano concordata con l’Europa che prevede un aggiornamento delle opere previste in precedenza, spostando i relativi finanziamenti su altri progetti. Alla base di questa scelta ci sarebbe l’impossibilità di rispettare la scadenza indicata dal Pnrr nel 2026 per la conclusione dei lavori.
A dire il vero a molti era apparsa da subito quasi inverosimile la possibilità di realizzare in tempi così ristretti un investimento come la circonvallazione merci di Trento del valore di oltre un miliardo di euro che comporta lo scavo di due tunnel lunghi entrambi 12 chilometri su un tracciato complessivo di 15. Per questo motivo dall’elenco aggiornato del Pnrr è scomparso ogni riferimento a Trento.
Questa scelta, seppure tutt’altro che inaspettata, ha subito dato il via a non poche polemiche, anche perché contestualmente Rfi ha assegnato un finanziamento di ulteriori 700 milioni di euro per completare i lavori del Terzo Valico, fondi presi sempre dal portafoglio del Pnrr e quindi, come dire, sfilati da altre opere.
Questa scelta ha fatto sorgere molti dubbi soprattutto tra gli amministratori locali, anche se per Rfi non ci sarebbe stato motivo di preoccuparsi perché il progetto sarebbe avanzato comunque. Ora con una nota del 28 novembre 2023, il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture spazza via il campo da qualunque dubbio: “Il finanziamento sarà garantito nel contratto di programma tra Mit e Rfi. Si tratta di una sostituzione di fonti di risorse resa necessaria anche in virtù dell’azione sull’opera da parte della magistratura il cui esito, ancora incerto, potrebbe pregiudicare il completamento dei lavori entro il 2026”.
L’opera in pratica a questo punto può rientrare nel Contratto di programma 2022-2026 che ha già una dotazione finanziaria sufficiente per concludere gli interventi già assegnati. Le vicende giudiziarie a cui fa riferimento la nota ministeriale riguardano un’indagine in corso sulla bonifica di alcuni terreni interessati dai lavori e nel dettaglio le aree ex Sloi ed ex Carbochimica dove si stima esistano tonnellate di sostanze inquinanti pesanti nel sottosuolo.
Passare dal Pnrr alla programmazione ordinaria comporta però un rischio, ben presente anche agli amministratori locali. Ma anche su questo aspetto, una soluzione appare vicina. Il Governo sta preparando una clausola anti-ricorsi per quelle opere uscite dal Pnrr. L’obiettivo è salvare il cammino di queste opere che, essendo partite sotto l’ombrello del Piano che garantiva procedure accelerate, semplificazioni e deroghe a tutto campo, rischiano di inciampare una volta escluse dal Piano. La clausola sarà inserita all’interno di uno dei prossimi provvedimenti che dovranno aggiornare la gestione dell’intero Pnrr.
Piermario Curti Sacchi