È bastata un’estemporanea dichiarazione rilasciata al quotidiano La Stampa dal neo-sindaco di Lione, il verde Grégory Doucet, contrario alla nuova ferrovia Torino-Lione: “Non bisogna insistere su un progetto sbagliato. È la scelta peggiore. Bisogna fermare la Tav”. Questa posizione ha fatto ribollire un dibattito politico che appariva ormai sopito, offrendo soprattutto l’assist agli oppositori, anche alle frange più estreme a tal punto che nella notte del 5 luglio 2020 una galleria dell’autostrada del Frejus è stata disseminata di chiodi a tre punte per danneggiare le gomme dei mezzi della Polizia diretti al cantiere di Chiomonte, dove svolgono il servizio di vigilanza. Un vero e proprio sabotaggio, ma che nasconde anche un gesto disperato perché la nuova Torino-Lione è una linea che avanza.
L’opinione personale del sindaco di Lione non scalfisce minimamente la posizione francese sostenuta dal segretario di Stato ai Trasporti, Jean-Baptiste Djebbari: Parigi andrà avanti, non c’è nulla da discutere perché lo Stato ha preso una decisione precisa e l’ha confermata. Nero su bianco. Anzi, in modo ancor più convinto dell’Italia, perché mentre da noi allo stato attuale si dà per scontata solo la realizzazione della tratta transfrontaliera con il tunnel di base, in Francia i paletti sono già stati posti anche sul resto.
Parla chiaro la legge 1428 del 2019 sull’orientamento alla mobilità, pubblicata sul Journal Officiel de la République française il 26 dicembre dello stesso anno, l’equivalente della nostra Gazzetta Ufficiale. Nell’allegato numero tre “Completamento delle principali vie stradali, ferroviarie e fluviali”, l’impegno è non solo confermato ma dettagliato. “Lo Stato conferma il suo impegno per il collegamento internazionale merci e passeggeri Lione-Torino, collegamento centrale nel corridoio mediterraneo della rete di trasporto transeuropea. Conformemente agli accordi e ai trattati internazionali (Convenzione delle Alpi, trattati franco-italiani del 2001, 2012 e 2015)”.
Ed ecco che cosa si prevede in dettaglio: “Il collegamento è considerato nel suo complesso, vale a dire la galleria transfrontaliera nel 2030 e le vie di accesso all’infrastruttura. Le vie di accesso francesi di questo collegamento non solo contribuiscono al miglioramento delle relazioni internazionali, ma soddisfano anche i principali obiettivi della strategia di investimento delineata da questa legge (transizione energetica, mobilità quotidiana, sviluppo del trasporto merci su rotaia, ecc.)”.
Anche le prossime scadenze non sono lasciate al caso: in coordinamento con l'Italia, si prevede “un approccio volto a definire una prima fase significativa di tali accessi entro il 2023, ma anche a richiedere il cofinanziamento europeo nell'ambito del Fondo di Coesione”. Entro tre anni, quindi la Francia si impegna, per legge, a definire il tracciato con gli interventi prioritari da eseguire per collegare il nodo di Lione con l’imbocco francese del tunnel di base a Saint-Jean-de-Maurienne.
Piermario Curti Sacchi