Mentre continuano a rincorrersi voci discordanti sui tempi di riapertura della ferrovia del Frejus bloccata da una frana caduta nell’agosto 2023, fanno fatica a diradarsi le nebbie che rendono poco chiaro il futuro del progetto che riguarda la tratta di accesso dal lato francese al tunnel di base del Moncenisio, opera principale in avanzata fase di costruzione e parte integrante della nuova ferrovia ad alta capacità Torino-Lione.
Dopo aver ipotizzato progetti visionari che contemplavano addirittura la realizzazione di due distinte direttrici ferroviarie, una riservata solo ai passeggeri AV tra Lione e Chambéry, l’altra mista passeggeri e merci verso il confine, in un secondo tempo le ferrovie, e soprattutto le autorità centrali francesi, hanno innestato la retromarcia. In realtà non hanno mai ufficialmente negato l’esigenza di investire sul collegamento tra Lione e l’imbocco del tunnel di base a Saint-Jean-de-Maurienne, ma di fatto hanno finora temporeggiato con motivazioni di volta in volta diverse, dalla difficoltà a reperire le risorse necessarie, all’opportunità di studiare progetti alternativi. Ma ora, messe con le spalle al muro dalle scadenze fissate dall’Europa, le autorità francesi sembrano annaspare per trovare una soluzione. La novità però arriva da Lione. Ma prima entriamo nei dettagli.
Gli studi preliminari da avviare, ormai quasi fuori tempo massimo, comportano una spesa di 220 milioni di euro, ma una parte, ed esattamente 90 milioni, li metterà l’Unione Europea. Come si può facilmente comprendere si tratta di una somma che non può certo mettere a repentaglio le casse del Governo francese, eppure Parigi, non si sa per quale motivo, si è detto disposto a impegnare nel progetto solo una parte dei fondi necessari che nella migliore delle ipotesi non arriverà neppure a cento milioni, non un centesimo in più, facendo tornare indietro la lancetta della progettazione alla casella di partenza.
Questa decisione ha innescato un vivace dibattito politico, sia da parte dei parlamentari delle aree geografiche più direttamente coinvolte dalla Lione-Torino, sia per opera degli operatori come quelli che si riconoscono nella Transalpine, un’associazione francese di sostenitori istituzionali e imprenditoriali della nuova direttrice ferroviaria, impegnati in prima linea non solo nel promuovere questo investimento, ma nel vigilare che non ci siano battute d’arresto o passi falsi.
Queste prese di posizione un risultato l’hanno ottenuto, a tal punto che alla fine di gennaio 2024 la regione francese dell’Alvernia-Rodano-Alpi guidata da Lione si è detta disposta a garantire la copertura dei fondi necessari che il governo centrale non intende stanziare, stimati in circa venti milioni di euro che si aggiungono alle risorse che la regione aveva già stabilito di impegnare nel progetto, in tutto oltre trenta milioni.
L’Alvernia che in un primo tempo aveva deciso di non stanziare ulteriori risorse, ha però modificato il proprio orientamento, pur di non vedere sfumare il progetto di collegamento ferroviario tra la regione lionese e l’Italia soprattutto con l’obiettivo di creare una valida alternativa al trasporto merci che ora viaggia quasi esclusivamente su strada. La parola a questo punto passa nuovamente al Governo di Parigi che però non può più trincerarsi dietro l’alibi della carenza di risorse e deve uscire allo scoperto.
Piermario Curti Sacchi