Il progetto di fattibilità tecnico-economica del nuovo terminal merci di Alessandria venne presentato nel marzo 2024, da allora è proseguita la fase di definizione degli interventi da attuare per rilanciare uno scalo che in passato era stato uno dei più grandi e movimentati smistamenti in Italia con un fascio di una cinquantina di binari, ma in seguito rimasto quasi inutilizzato. Della sua possibile funzione di retroporto genovese se ne parla da decenni senza però individuare una precisa vocazione logistica, il primo passo essenziale per passare alla fase operativa.
Ora però c’è una base concreta sulla quale procedere ed è il progetto messo a punto nei dettagli da Rfi che parla di rifunzionalizzazione di Alessandria smistamento con lo scopo di dare vita a un hub intermodale e retroportuale collocato quindi a ridosso di Genova e lungo l’asse del corridoio merci Reno-Alpi. Anche se la struttura avrà le caratteristiche di un interporto la sua funzione sarà soprattutto quella dello scambio ferro-ferro, vale a dire la composizione di treni merci con origine/destinazione i porti di Genova da rilanciare verso le varie destinazioni europee.
Si stima un investimento complessivo di 250 milioni di euro, dei quali una cinquantina serviranno per creare una rete stradale di accesso compreso un raccordo diretto con l’autostrada. Nelle previsioni di Rfi si dovrebbe passare alla fase operativa nel corso del 2025. Nel complesso il nuovo terminal avrà tredici binari tutti da 750 metri secondo il modulo a standard europeo, gestiti a livello centralizzato da apparati computerizzati.
Lo scalo può essere diviso idealmente in due parti, il terminal intermodale e l’area ferroviaria classica. L’hub intermodale potrà disporre di quattro binari da 750 metri serviti da tre gru a portale da 40 tonnellate, oltre a un binario di servizio per la circolazione dei mezzi di trazione. L’area ferroviaria potrà contare su nove binari anch’essi da 750 metri attrezzati anche per la gestione di merci pericolose con una viabilità di accesso sicura e indipendente.
L’infrastruttura ferroviaria si completa con due aste dotate di binari di manovra mentre per i servizi terminalistici sarà realizzato un piazzale per lo stoccaggio e il carico/scarico delle merci. Vista la funzione intermodale verrà realizzato un nuovo gate di acceso raccordato alla viabilità interna formata da una corsia di circolazione, affiancata da una corsia di carico e scarico delle merci, oltre a quelle di transito a servizio di tutto il terminal.
Con il nuovo terminal di Alessandria, Rfi intende giocare d’anticipo quella che sarà la partita del retroporto logistico di Genova, tutta ancora da definire. Ci sarà un’unica grande area, in questo caso Alessandria, o una serie di poli che potranno integrarsi, oppure al contrario cercare di conquistarsi il loro spazio, magari a dispetto di altri, visti come concorrenti?
Sul territorio le strutture non mancano, a partire dall’interporto di Rivalta Scrivia, la cui società di gestione che ha come riferimento il Gruppo Gavio non è certo intenzionata a restare alla finestra, anzi ha in progetto l’ampliamento dell’attuale struttura per ulteriori 650mila metri quadri.
Più a nord si trova il centro interportuale di Mortara che viste le distanze non potrà mai svolgere la funzione di retroporto di Genova, ma può intercettare parte dei traffici, anche perché si colloca su una direttrice ferroviaria come la Genova-Novara-valichi svizzeri dove Rfi sta investendo risorse importanti per realizzare un asse adatto ai trasporti intermodali senza limiti di sagoma. La partita è appena cominciata.
Piermario Curti Sacchi