Le Ferrovie dello Stato danno i numeri. Sono quelli degli investimenti che RFI, il gestore della rete, intende impegnare sulla base del contratto di programma 2017-2021 secondo lo schema di aggiornamento 2018-2019. I numeri li ha illustrati l’amministratore delegato Maurizio Gentile nella sua audizione in commissione Trasporti della Camera ai primi di maggio 2020. Il programma nel suo complesso con scadenza 2021 vale 203 miliardi di euro e ogni volta che si riprende in mano sembra si parli di risorse aggiuntive. In realtà è solo una rimodulazione di somme disponibili e tempi di investimento. RFI parla di 15,4 miliardi da impegnare secondo lo schema 2018-2019, buona parte dei quali, ed esattamente 13,8 miliardi, da investire già entro il 2020.
La fetta più consistente prende la via del sud: nel Mezzogiorno sono previsti lavori per 7,9 miliardi corrispondenti al 51% di tutte le risorse da impegnare. Al primo posto la Napoli-Bari, un’opera il cui valore supera i 6 miliardi di euro e che con questo aggiornamento di contratto risulta interamente finanziata. La conclusione dei lavori è prevista nel 2026 e l’attuale linea a binario singolo cederà il posto a un nuovo itinerario ad alta capacità idoneo anche per il servizio merci lungo un corridoio finora penalizzato. Sulla stessa lunghezza d’onda si inserisce anche la prima fase per il potenziamento della Roma-Pescara, un altro itinerario rimasto ai margini e da valorizzare. Al via anche la prima macro-fase del collegamento Palermo-Catania.
RFI intende pubblicare le gare entro il 2020 con 7,5 miliardi riferiti ai progetti e 6,3 miliardi in tecnologia e sicurezza. Dei 203 miliardi complessivi del programma 2017-2021 sono state finanziate opere per 63,8 miliardi e l’ultimo aggiornamento accorpa i fondi delle leggi di stabilità 2018 e 2019, ma la stessa società, gestore della rete ferroviaria nazionale, non nasconde le difficoltà che riguardano la lentezza con la quale le somme si rendono effettivamente disponibili e quindi risulta possibile far avanzare l’iter dei finanziamenti.
Piermario Curti Sacchi