La mattina del 28 aprile le sirene delle navi al porto di Genova, di alcune aziende e del cantiere hanno suonato per celebrare il varo dell’ultima campata del nuovo viadotto autostradale sorto al posto del ponte Morandi, crollato il 14 agosto 2018, causando 43 morti. Ora le due parti dell’autostrada A10 sono tornate a essere riunite da un ponte lungo 1067, nato da 17.500 tonnellate d’acciaio dopo 620 giorni di vuoto. La struttura è composta da diciannove campate a 40 metri d’altezza, sostenute da diciotto piloni, disegnata dall’architetto Renzo Piano, che ha regalato il progetto alla città.
L’ultima campata è quella tra le pile 11 e 12. Per completare l’impalcato sono stati necessari diciannove sollevamenti, di cui tre speciali per le maxi-campate da 100 metri l’una, che a oltre 40 metri di altezza, hanno scavalcato il torrente Polcevera e la ferrovia. Operazioni che sono durate, nel caso dei sollevamenti speciali, anche 48 ore e che hanno richiesto importanti attività preparatorie con squadre di oltre cinquanta persone all’opera e l’utilizzo di speciali macchinari come le maxi-gru e gli strand jack, apparecchiature necessarie per issare gli impalcati pesanti sino a 1800 tonnellate.
La ricostruzione del viadotto è stata compiuta dal consorzio PerGenova, composto da Salini Impregilo e Fincantieri Infrastructure, che prima ha dovuto demolire i resti del vecchio ponte e rimuovere tonnellate di macerie e poi costruire la nuova infrastruttura con un cantiere che ha impiegato mille persone 24 ore su 24, anche durante l’emergenza della Covid-19. Il taglio della prima lamiera è avvenuto l’11 marzo 2019 e il 1° ottobre è stato innalzato il primo impalcato. Ma i lavori non sono terminati perché bisogna completare il ponte con la soletta, l’asfalto e gli altri elementi necessari a renderlo percorribile dai veicoli. Si prevede che il ponte sarà aperto alla circolazione verso la metà di luglio.