Per il Terzo Valico ferroviario l’autunno rischia di non essere solo una stagione meteorologica, ma un clima avverso che si riversa sui cantieri e ora il rischio concreto è quello del rallentamento dei lavori. Anche se è legittimo discutere se si tratta o meno di semplici coincidenze, ma sta di fatto che tre vicende a distanza di pochissimi giorni stanno provocando non pochi contraccolpi su quest’opera essenziale nei collegamenti ferroviari tra Genova, la valle padana e i valichi alpini.
Il primo incidente di percorso ha coinvolto il cantiere di Radimero alle porte di Arquata Scrivia. Già nel giugno 2022 il fronte di scavo sotto l’appennino nella canna pari della linea, in direzione Genova, a causa delle condizioni critiche del materiale riscontrato, aveva bloccato la fresa meccanica (Tbm) utilizzata nei lavori. A fine ottobre 2023 anche la seconda talpa si è bloccata per lo stesso motivo, mettendo a dura prova gli ingegneri del Cociv, il consorzio a cui è affidata la realizzazione della grande opera sotto i Giovi. Ufficialmente si parla solo di condizioni geologiche sfavorevoli, ma c’è chi fra i tecnici arriva a mettere in dubbio le scelte sulle metodologie di scavo.
Sarà solo un caso, ma quasi contestualmente a questo incidente di percorso, oltretutto neppure il primo che ha tormentato i lavori del Terzo Valico, arriva la notizia delle dimissioni annunciate dal direttore generale del Consorzio Webuild/Terzo Valico che lascia i cantieri liguri-piemontesi, ma anche la società già Salini Impregilo. Francesco Poma, ingegnere torinese di 49 anni, conosciuto come l’uomo del Ponte San Giorgio, in quanto responsabile di quel grande cantiere genovese, concluderà il suo percorso professionale con il gruppo Webuild il 31 dicembre 2023.
Ma il terremoto non si ferma qui, perché insieme a Poma hanno dato le loro dimissioni anche altri quattro ingegneri impegnati sul Terzo Valico, il responsabile del tronco Piemonte (dove si sono fermate le frese), il capo del settore armamento, il responsabile delle tecnologie e il capo delle costruzioni, tutte figure di primissimo piano, la cui partenza non può essere considerata irrilevante per la prosecuzione dei lavori. Queste dimissioni contemporanee possono anche far pensare a divergenze con i vertici del gruppo, forse anche sulla conduzione dell’opera.
Non c’è stato neppure il tempo per incassare questo ulteriore duro colpo per il proseguimento delle attività sul Terzo Valico, che arriva la notizia di un altro abbandono, anche se giustificato da ragioni all’apparenza oggettive, vale a dire dedicare tutte le energie allo sviluppo di nuove opere impegnative come la Gronda autostradale di Genova e il sottoattraversamento del Porto. Sta di fatto che la società Amplia Infrastructures (ex Pavimental) del gruppo Aspi (Autostrade per l’Italia), il 31 ottobre 2023 ha disdetto il contratto che la vedeva impegnata nei cantieri del lotto 5 Fegino-Pontedecimo e a fine novembre abbandona i lavori sul Terzo Valico.
Tutto questo sembra la tempesta perfetta su un’opera già messa a dura prova da difficoltà tecniche e geologiche, inchieste della magistratura, incidenti sui cantieri, abbandono di imprese, con il risultato che i tempi della conclusione dei lavori vengono progressivamente spostati in avanti. Fino al 2022 il traguardo era fissato al 2024, recentemente si è arrivati al 2026, ma ora c’è chi parla del 2030, con addirittura l’ipotesi di aprire all’esercizio il Terzo Valico, in parte su un unico binario.
Piermario Curti Sacchi