Torna il dubbio che la distanza tra i ponte sospeso previsto sullo Stretto di Messina e la superficie del mare non assicurerà il transito delle navi merci (portacontainer) e passeggeri (quelle da crociera) più grandi. Non lo rilanciano gli ambientalisti o i comitati che si oppongono alla costruzione dell’opera bensì una fonte che sicuramente non è ostile al Governo: il presidente di Federlogistica (associazione federata a Conftrasporto, confederazione vicina al ministro dei Trasporti e favorevole al ponte) Luigi Merlo.
Lo ha fatto durante un’intervista a Repubblica del 3 maggio 2024 in cui afferma che l’altezza massima del ponte dal mare sarebbe di 65 metri, mentre le più grandi navi dell’ultima generazione superano i 68 metri. E questa sarebbe la distanza nel punto più alto del ponte che, essendo sospeso, non avrà una distanza dal mare omogenea per tutta la sua lunghezza. Avvicinandosi alle sponde, tale distanza diminuirebbe.
A Merlo ha risposto il presidente della Società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, secondo il quale il franco navigabile sarà di 72 metri, valore che resterà per una lunghezza di 600 metri. Il valore di 65 metri si avrebbe solamente in presenza di condizioni eccezionali di traffico stradale pesante e ferroviario. Ciucci aggiunge che tali parametri sono allineati con le procedure dell’Imo e che la commissione tecnica del ministero dei Trasporti ha svolto un “esame approfondito del traffico” delle imbarcazioni, dal quale non sarebbero emersi elementi critici.
Restano però dei punti ancora da chiarire, prima di avere una risposta certa. Il primo riguarda il progetto stesso del ponte di cui si sa poco e che comunque non è ancora quello esecutivo. Non è chiaro quale sarà esattamente il franco navigabile, ma neppure a che cosa si riferisce l’altezza dichiarata: al piano viario o alla sua parte inferiore, che si presume sia alto una decina di metri? Inoltre non sono apparsi recenti studi sul moto ondoso dello Stretto, che ovviamente può variare la distanza tra il ponte e le navi. E in prospettiva bisogna considerare anche l’innalzamento del livello del mare causato dal cambiamento climatico.
Che cosa potrebbe succedere se quando il ponte sarà costruito si scoprisse che alcune portacontainer non potrebbero passarci sotto, almeno in determinate condizioni, o comunque se la distanza sarebbe tale da spingere gli armatori a non rischiare? Ipotesi quest’ultima non peregrina, soprattutto dopo il grave incidente di Baltimora (dove il ponte aveva piloni) che ha messo in luce come un incidente che coinvolge una grande portacontainer può causare danni enormi.
Il rischio maggiore lo subirebbe il porto di Gioia Tauro, perché difficilmente le compagnie marittime perderebbero tempo (e denaro) per far aggirare la Sicilia alle grandi portacontainer provenienti dal Canale di Suez per raggiungere lo scalo calabrese. Piuttosto le devierebbero in altri porti. Portacontainer che potrebbero avere problemi col ponte viaggiano già ora, come la Msc Omar, che ha un’altezza massima di 73 metri o la Msc Loreto, che può raggiungere i 78,1 metri.
E che cosa accadrebbe se una di queste navi navigasse in direzione dello Stretto mentre sul ponte ci fosse un elevato traffico di veicoli industriali, magari con un paio di treni, e sotto un mare molto agitato? Qualcuno ridurrebbe l’accesso al ponte, oppure il comandante della portacontainer dovrebbe decidere, per evitare qualsiasi rischio, di cambiare rotta? Insomma, nell’ottica degli armatori non sembra un caso che la questione dell’altezza sia posta anche da Luigi Merlo, che è direttore delle relazioni istituzionali di Msc e quindi la sua presa di posizione può rivelare una seria preoccupazione della maggiore compagnia marittima del mondo operante nel trasporto di container, che controlla anche il terminal di Gioia Tauro.
Per risolvere definitivamente la questione si potrebbe alzare il ponte di almeno una quindicina di metri, ma ciò comporterebbe un aumento di costi (non solo del ponte, ma anche delle strade e ferrovie che lo alimentano) che sarebbe insostenibile per un progetto che già oggi è valutato in 14,6 miliardi di euro (per i quali non è neppure chiara la copertura finanziaria). Uno spiraglio potrebbe aprirsi con la pubblicazione completa del progetto esecutivo, possibilmente stampata con caratteri intellegibili.