Il progetto di raddoppio della ferrovia Codogno-Cremona-Mantova era stato accolto positivamente come un’occasione significativa per il potenziamento della rete, ma ora i lavori ormai partiti stanno mettendo in luce i risvolti critici di una scelta voluta da Rfi, quella della completa chiusura all’esercizio della linea lungo le tratte dove vengono via via avviati i cantieri. Per questo motivo da gennaio 2024 e fino a dicembre 2026, quindi per ben tre anni, la circolazione dei treni è sospesa tra Bozzolo e Mantova, la prima tratta che rientra nel primo lotto dei lavori di raddoppio previsto tra Piadena e il capoluogo virgiliano. La linea chiusa all’esercizio si sviluppa per 25,8 chilometri su un totale di 34 tra Piadena e Mantova.
In passato si è sempre cercato di salvaguardare il più possibile l’esercizio ferroviario affiancando i cantieri alla linea esistente, ma ora le nuove regole costruttive che impongono interventi più radicali come il rifacimento completo della sede ferroviaria, inducono spesso Rfi a sospendere completamente la circolazione. Il cronoprogramma degli interventi su questa linea che è possibile ricavare dai documenti di Rfi è quanto mai esaustivo. I lavori, realizzati per fasi, sono spalmati in quasi dieci anni, e comporteranno la chiusura totale all’esercizio oltre alla Bozzolo-Mantova, anche per altre tratte, come la Codogno-Cavatigozzi per oltre quattro anni.
Questa scelta ha sicuramente dei risvolti critici per il trasporto passeggeri che si limitano però solo ai disagi del trasbordo dai treni ai bus sostitutivi, ma al contrario ha un impatto significativo per il traffico merci, obbligato a percorrere itinerari alternativi, spesso più lunghi e onerosi. Per esempio, lungo la Codogno-Cremona-Mantova si trova lo scalo cremonese di Cavatigozzi che si vede preclusa ogni possibilità di utilizzare gli abituali itinerari utili per evitare il transito su linee più sature come quelle della rete fondamentale Rfi. L’importanza di Cavatigozzi è dimostrata dal fatto che la breve tratta da questo scalo a Cremona è l’unica già raddoppiata di tutta la Codogno-Mantova.
Sono una ventina i treni merci giornalieri che impegnano la Cremona-Mantova provenienti dal Brennero, da Trieste e da Porto Marghera. Si calcola che per raggiungere lo scalo di Cavatigozzi a questo punto i treni devono allungare la percorrenza di circa tre ore e con alcune limitazioni sugli itinerari disponibili in quanto il peso assiale dei treni non è supportato da tutte le linee potenzialmente interessate. Facendo l’esempio di un treno che transita da Verona, quest’ultimo per arrivare a Cremona-Cavatigozzi dovrà seguire l’itinerario che passa per Bologna, Fidenza e quindi Cremona percorrendo circa 150 chilometri in più. A questo punto sarà più facile che il treno venga soppresso.
Il raddoppio della Codogno-Cremona-Mantova comporta un investimento complessivo stimato in circa 1,3 miliardi di euro, mentre i lavori sulla prima tratta, quella tra Piadena e Mantova interessata ora dai cantieri fino a Bozzolo, sono stati assegnati nel luglio 2023 a Impresa Pizzarotti, Saipem, Icm e Salcef per un valore di 470 milioni di euro.
Tutte queste criticità si aggiungono a quelle segnalate da tempo da FerCargo, l’associazione che riunisce poco meno di una ventina di imprese ferroviarie merci diverse dal gruppo Fs. È il prezzo da pagare per i numerosi cantieri in corso quasi contemporaneamente lungo la rete ferroviaria e legati per buona parte alle opere inserite nel Pnrr, dove i tempi ristretti di esecuzione impongono scelte drastiche come le chiusure decise da Rfi per accelerare la realizzazione di tutti gli interventi previsti.
Piermario Curti Sacchi