Secondo le ferrovie svizzere con l'apertura della galleria di base del Ceneri nel dicembre 2020, il progetto AlpTransit sarà ufficialmente completato. Ma in realtà mancano gli essenziali collegamenti a nord, verso la Germania e a sud, da Lugano all'Italia settentrionale. La possibilità quindi di disporre di un corridoio merci senza vincoli di sagoma e di capacità di carico lungo l'intero asse nord-sud dell'Europa resta ancora un obiettivo lontano da raggiungere. Inoltre, i numerosi cantieri per i potenziamenti in corso limitano fortemente la capacità delle linee. Pertanto la competitività della ferrovia sarà messa ancora una volta alla prova. Il traffico combinato sarà gravato da oneri aggiuntivi rispetto a quanto prospettato all'inizio con il progetto AlpTransit.
Per questo motivo gli operatori del trasporto merci svizzero chiedono che la politica di accompagnamento economico a favore del trasporto combinato non accompagnato venga prorogata fino al 2030. Già il Consiglio federale nel novembre 2019 aveva approvato un pacchetto di misure "per rafforzare il trasferimento modale", ma queste iniziative vengono giudicate insufficienti. Ritardi, cantieri e inefficienze nel coordinamento del servizio ferroviario tra le varie amministrazioni comportano ancora costi che dimezzano di fatto la produttività per i trasporti combinati rispetto a quanto prospettato precedentemente come orizzonte il 2020. Quindi occorre mantenere il sostegno per il traffico transalpino per favorire gli investimenti in mezzi innovativi e soluzioni tecnologiche che possano accrescere la produttività.
Le ferrovie svizzere a partire dal 2021 hanno deliberato la revisione del prezzo delle tracce orarie, in modo da abbassare i costi per il traffico merci e inoltre saranno introdotti ulteriori sconti per i treni a lunga composizione. Secondo gli operatori questo è positivo, ma ancora insufficiente. Occorre prevedere un ulteriore contributo d'esercizio di 50 milioni di euro l'anno per favorire la crescita dei volumi e l'efficienza di tutto il sistema.
Resta però all'orizzonte il nodo più complesso, quello delle infrastrutture. La lezione dell'incidente di Rastatt che nell'agosto 2017 bloccò per 51 giorni le comunicazioni ferroviarie tra il sud e il nord Europa con danni stimati in due miliardi di euro non è stata ancora tradotta in misure concrete. Gli itinerari alternativi non corrispondono ai parametri di una ferrovia merci ad alta capacità dove possono circolare senza vincoli treni a grande sagoma, di massa fino a 2.000 tonnellate e di lunghezza standard europea. Gli operatori chiedono che la Svizzera assuma una politica attiva di forte stimolo nei confronti degli altri paesi europei. In caso contrario si rischia di rinviare ogni iniziativa. Come esempio viene citata la Germania che intende completare il corridoio lungo la valle del Reno con orizzonte il 2040.
Piermario Curti Sacchi
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