Un salto nel futuro o un salto nella fantascienza? Per ora il quesito resta aperto e ogni dubbio può essere legittimo. Anche perché per passare dalla semplice ipotesi alla realizzazione di un prototipo, ci saranno da superare una serie di verifiche molto serrate. Stiamo parlando di un progetto visionario, identificato con il nome Hyper Transfer e che si basa sulla tecnologia del trasporto velocissimo a guida vincolata in ambiente ad attrito limitato e resistenza aerodinamica controllata. A dispetto della data scelta per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, quella del primo aprile, non si tratta di uno scherzo, ma di una prospettiva concreta che vede il Veneto in prima fila nel credere in questa tecnologia futuribile.
A farsi promotrice è Concessioni Autostradali Venete (Cav), la società costituita da Anas e dalla Regione Veneto che ha in gestione il Passante, la Tangenziale di Mestre e l’autostrada A4 tra Padova e Mestre e che punta molte delle sue carte sull’innovazione e la mobilità del futuro. Cav ha pubblicato il bando per la procedura di “partenariato per l’innovazione”, vale a dire l’avviso che consente alla concessionaria di individuare l’operatore economico con il quale instaurare un partenariato per lo sviluppo dell’innovativo sistema di trasporto terrestre per merci o persone, come previsto dal protocollo d’intesa sottoscritto il 16 marzo 2022 tra la stessa Cav, la Regione e il Mims.
Anche se la tecnologia consente in teoria di realizzare sistemi di trasporto pure per i passeggeri, in questa fase la concessionaria si concentra su un progetto rivolto esclusivamente all’inoltro delle merci e in particolare punta a realizzare un collegamento tra il porto di Venezia e l’interporto di Padova, quasi una versione ipertecnologica della mai decollata idrovia Venezia-Padova.
L’obiettivo è realizzare un sistema di trasferimento di merci containerizzate attraverso un tubo nel quale viaggiano capsule isolate dall’esterno, spinte attraverso sistemi di propulsione e sospensione garantite dalla levitazione magnetica: in questo modo è possibile mantenere la differenza di pressione con l’esterno e raggiungere velocità impensabili con i tradizionali sistemi di trasporto (in teoria si potrebbero anche superare i 1000 km/h, ridotti però nelle ipotesi di esercizio commerciale).
Il cronoprogramma prevede la raccolta delle manifestazioni di interesse da parte dei potenziali operatori internazionali entro il 18 maggio 2022. In sei mesi poi, gli operatori prescelti dovranno presentare le proprie offerte ed entro la fine del 2022, la concessionaria Cav potrà individuare il soggetto (singolo o associato) che, per l’estate 2023, dovrà presentare uno studio di fattibilità. Solo se tutti questi passaggi si tradurranno in atti concreti, nei successivi due anni Cav prevede di realizzare i primi chilometri sperimentali, con l’obiettivo di ottenere la certificazione del sistema, cosa tutt’altro che semplice e scontata, perché di fatto non esistono precedenti per questa tecnologia. Una volta ottenuta la certificazione, potrà partire la realizzazione della prima tratta commerciale.
Il collegamento prescelto tra il porto di Venezia e l’interporto di Padova racchiude in sé sia un apparente vantaggio sia un limite intrinseco per la tecnologia: nel primo caso risulta vincente la distanza relativa (circa 40 km) che non comporta la realizzazione di un “tubodotto” di dimensioni ciclopiche, ma il risvolto critico è rappresentato dal vantaggio tutto sommato contenuto nel percorrere a velocità elevatissime pochissimi chilometri. I costi? Tutti da definire, ma si parla di 800 milioni di euro. Ma resta la domanda di fondo: ha senso ridurre a una manciata di minuti l’inoltro di un container che ha viaggiato per giorni o per settimanale in mare?
Piermario Curti Sacchi