Il 12 marzo 2024, il Parlamento Europeo voterà la proposta di riforma delle norme comunitarie sui persi e dimensioni dei veicoli industriali avanzata dalla Commissione Europea. La nuova Direttiva prevede anche la possibilità di svolgere trasporti internazionali con complessi veicolari più lunghi e pesanti di quelli oggi normalmente ammessi (anche se alcuni Paesi europei li concedono già in ambito nazionale). Contro tale possibilità si sono già mobilitate alcune associazioni del trasporto ferroviario e intermodale, sostenendo che favorirà il trasferimento delle spedizioni dalla rotaia alla strada.
L’8 marzo 2024 anche le associazioni italiane Fermerci e Fercargo si sono unite a questa protesta, sostenendo che la nuova direttiva “segnerà un duro colpo per il settore ferroviario”. In una nota, le due associazioni spiegano che “l’insieme di queste norme non favorisce la sicurezza stradale e colpisce l’ambiente, perché limita lo sviluppo del trasporto intermodale e aumenta il rischio di congestionamento delle strade. La proposta, pertanto, appare in forte contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità ambientale introdotti dal Green Deal Europeo, che individua nel trasporto ferroviario delle merci la modalità di trasporto ineguagliabile nel ridurre l'impatto ambientale delle catene di trasporto in Europa, grazie alle sue prestazioni in termini di emissioni di Co2 ed efficienza energetica”.
A sostegno di questa posizione, le sigle riportano la stima di Rail Freight Forward (coalizione che raggruppa le principali imprese ferroviarie europee), secondo cui “gli impatti negativi che la Direttiva porterebbe sulle strade europee sono quantificabili in oltre dieci milioni di camion in più, per circa 6,6 milioni di tonnellate ulteriori di CO2 rispetto ai livelli attuali”. Ciò significa “compromettere lo sviluppo del trasporto ferroviario merci e vanificare la portata degli investimenti sino ad oggi sostenuti per consentire la crescita del trasporto intermodale e dello shift modale, con trasferimento dei volumi dalla gomma al ferro”.
Altri studi riportati da Fercmerci e Fercargo mostrano che il trasferimento modale inverso (ossia dalla rotaia alla strada) “potrebbe portare ad una diminuzione del 16% per il trasporto intermodale e del 21% per il trasporto merci su rotaia. Questo determinerebbe per il comparto l’accentuarsi di una crisi in corso da anni a causa di contingenze nazionali ed internazionali, ulteriormente aggravate dalle recenti tensioni in Europa e nel vicino Oriente”.
A ciò si aggiungono i disagi alla circolazione ferroviaria portati dai lavori sull’infrastruttura ferroviaria, che sono pianificati fino al 2026, che hanno “già comportato una perdita di competitività del trasporto ferroviario delle merci rispetto ad altre modalità di trasporto”. Le due associazioni chiedono quindi alle istituzioni comunitarie e internazionali di “effettuare una scelta di politica dei trasporti chiara e coerente, altrimenti la crisi degli operatori della logistica ferroviaria diventa irreversibile”.