Intermodaltrasporti è una società che fin dalla sua nascita si dedica al trasporto intermodale delle merci, usando sia la ferrovia che le navi ro-ro e con il supporto di piattaforme logistiche, per offrire servizi di stoccaggio e distribuzione. Per la vezione stradale ha un proprio parco di circa 150 trattori stradali e 700 semirimorchi, con più di 2.500 container. Oltre a un hub presso la sede di Ferentino, in provincia di Frosinone, la società ha alcuni uffici lungo la Penisola, una struttura in Sardegna e un terminal intermodale ad Agognate, in provincia di Novara. Ha anche una rappresentanza a Barcellona, che segue i trasporti da e per la Spagna, che avvengono con il combinato strada-mare. Complessivamente impiega 250 dipendenti, tra personale in ufficio e quello viaggiante.
Intermodaltrasporti opera su diverse direttrici nazionali ed europee. Nell’intermodale marittimo le principali rotte sono verso la Sardegna, la Spagna e lungo l’Adriatico, compresa la Grecia, mentre in quello ferroviario, oltre la Penisola italiana, la società serve l’Europa occidentale e centrale. Secondo la modalità, cambiano anche le unità di carico: semirimorchi sulle navi ro-ro e container sui treni. L’uso delle unità intermodali dipende molto dalla specializzazione d’Intermodaltrasporti, che è focalizzata soprattutto sulle rinfuse secche e sui prodotti liquidi, spingendo la società a usare molti tank container e autocisterne, che trasportano anche in regime Adr. In Sardegna la flotta comprende pure semirimorchi frigoriferi per merci a temperatura controllata.
Quando nacque Intermodaltrasporti, il trasporto intermodale era svolto in Italia da un gruppo di pionieri e tra questi c’era il fondatore della società, Pietro Fiorini “Avviò l’attività negli anni Settanta e all’inizio fu costretto a usare la combinazione tra strada e mare, perché si dedicò ai trasporti fra continente e Sardegna”, spiega Giorgio Fiorini, figlio del fondatore e amministratore delegato dell’impresa, che gestisce insieme con le sorelle Alessandra e Francesca. “Ma già negli anni Ottanta vide lo sviluppo dell'intermodalità anche su altre direttrici e nel 1987 fondò, appunto, Intermodaltrasporti”. La seconda generazione è entrata in azienda all’inizio del nuovo millennio, cogliendo le nuove opportunità del trasporto intermodale. “Oggi l’intermodalità costituisce il novanta percento dei nostri trasporti e usiamo il tuttostrada solamente se non ci sono alternative modali o se sono poco efficienti, oppure nel caso di specifiche esigenze dei clienti”.
Il 2022 è stato un anno importante per Intermodaltrasporti, sia in termini di crescita del fatturato, aumentato del 18% rispetto all’anno precedente, sia di completamento di progetti per i clienti. “È cresciuta sia l’intermodalità ferroviaria, sia quella marittima e nel corso dell’anno abbiamo sviluppato ulteriormente il processo d’internazionalizzazione. Nello stesso tempo, abbiamo investito molto in semirimorchi e container e nel terminal di Agognate, che abbiamo acquisito tre anni fa, con l’obiettivo di raddoppiare la capacità ferroviaria e le aree di stoccaggio per le unità di carico”.
Il terminal di Agognate è l’apice del percorso nell’intermodalità attuato dalla società laziale in oltre trent’anni. La sua operatività si basa su sette binari, tra cui uno che può accogliere treni lunghi fino a 740 metri. “Una caratteristica che ci ha permesso di accedere ai recenti fondi dell’Ue del programma Connecting Europe Facility (Cef), ottenuti grazie al progetto Cemt, che hanno contribuito a rendere il terminal ancora più efficiente”, precisa Fiorini. Il progetto Capacity enhancing of Multi-modal transport at the Terminal of Agognate-Novara (Cemt) volto all’ampliamento dell’hub terminalistico di Intermodaltrasporti è infatti rientrato tra le proposte finanziate dal bando Trasporti 2021 del Programma Connecting Europe Facility (Cef) della Commissione europea.
Sul progetto, Fiorini aggiunge che “il co-finanziamento europeo supporterà il potenziamento infrastrutturale e tecnologico del terminal, tramite la realizzazione di un nuovo fascio di quattro binari e un piazzale di servizio per la movimentazione e lo stoccaggio di container e casse mobili di 45mila metri quadrati, unitamente alla messa in opera di sistemi di tracking & tracing e di videosorveglianza. Gli investimenti previsti dal progetto Cemt, inseriti nel quadro di una serie di interventi attuati da Intermodaltrasporti, hanno consentito al terminal di Agognate-Novara di assumere la classificazione di stazione ferroviaria per ulteriori sviluppi di traffico intermodale lungo le direttrici nord-sud ed est-ovest e verso i porti italiani, europei ed extra-europei, divenendo così un’infrastruttura di riferimento per tutti gli operatori del settore”.
Per l’amministratore delegato d’Intermodaltrasporti, “il contributo della Commissione Europea al potenziamento del terminal sottolinea la rilevanza strategica del nodo Core di Novara, situato nel punto di intersezione tra i corridoi Mediterraneo e Reno-Alpi della rete Ten-T, ed evidenzia l’importante ruolo che l’infrastruttura può svolgere nella diminuzione degli spostamenti su gomma con la conseguente riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera nel rispetto degli obiettivi ambientali dettati dall’Agenda 2030”.
Chiediamo quindi a Fiorini perché ha scelto l’impianto di Agognate: “Perché lavoriamo molto con la Francia, di cui l’area di Novara è la porta d’ingresso intermodale. Eravamo già presenti nella provincia piemontese dal 2022 usando altre strutture e tre anni fa abbiamo deciso d'impegnarci in un nostro terminal. Inoltre, Novara ha grandi potenzialità di sviluppo, perché si trova sia lungo l’asse che collega i porti liguri con l’Europa settentrionale, sia lungo quello che connette la Francia con l’Est. Il nostro terminal è raccordato alla rete ferroviaria nazionale tramite la stazione di Novara, che dista solo un paio di chilometri”.
Ad Agognate, Intermodaltrasporti gestisce soprattutto company train, che sono poi operati da compagnie ferroviarie. “Per il prossimo futuro stiamo preparando connessioni ferroviarie con i porti di Genova e La Spezia, gettando così le basi per una rete intermodale. Ai clienti offriamo progetti strutturati, che comprendono anche un servizio door-to-door”. Questo terminal ha grandi potenzialità di sviluppo, perché oggi ha un tasso di occupazione vicino al 25%. E quando arriverà alla saturazione, ha la possibilità di un’ulteriore espansione territoriale. “È anche importante il rapporto che abbiamo con l’Interporto Cim, dove arrivano unità di carico dei nostri clienti che usano treni pubblici”, precisa Fiorini.
Un’altra direzione dello sviluppo d’Intermodaltrasporti è l’ampliamento delle tipologie di carico: “Pur restando nell’ambito delle rinfuse, stiamo guardando al trasporto internazionale dei cereali su container”. A questo punto, il discorso cade sulle prospettive generali del trasporto intermodale: “Sono assolutamente positive, anche perché l’Unione Europea sta spingendo verso questa modalità. Sul marittimo stiamo vedendo importanti investimenti delle compagnie, come la Grimaldi, verso navi ro-ro più capienti ed efficienti, mentre nella ferrovia il Pnrr dedica grandi risorse all’infrastruttura. Nel breve termine soffriremo un po’ a causa dei cantieri ferroviari, e non solo in Italia”.
Una questione che sta diventando sempre più importante è quella del ricambio generazionale del personale, che nel trasporto sta incontrando difficoltà. Fiorini ritiene che lo sviluppo del trasporto intermodale aiuti ad affrontare la carenza di autisti: “Usando la nave o il treno si evitano ai veicoli industriali lunghe percorrenze stradali, così da usare gli autisti solo nel primo e ultimo miglio stradale. Ciò significa per il personale una migliore qualità della vita, perché per esempio può tornare a casa ogni sera, e quindi un incentivo a intraprendere questa professione”.
Un altro intervento riguarda la formazione e Intermodaltrasporti è già impegnata su questo versante non solo per la guida, ma anche per le diverse figure professionali che impiega, dall’amministrazione alla gestione del traffico. “Collaboriamo con alcune scuole superiori per spiegare come si lavora nel trasporto e per far comprendere ai giovani che questa è un’attività dinamica che offre molte soddisfazioni. Bisogna cambiare la visione del lavoro e aumentare la qualificazione dei lavoratori”.