Il combinato ferroviario va incentivato, almeno per un decennio ancora. E il motivo arriva da lontano. La lunga eco di Rastatt continua a farsi sentire. Il cedimento dei binari avvenuto il 12 agosto 2017 vicino alla località tedesca nella valle del Reno con la chiusura della linea per 51 giorni è solo l’esempio più eclatante dei ritardi che contraddistinguono il potenziamento dei grandi corridoi ferroviari in Germania, in questo caso quello che partendo dall’Italia, attraverso la Svizzera e i suoi tunnel di base, raggiunge il nord Europa. E proprio per questo motivo, il trasporto ferroviario, soprattutto quello combinato, non riesce ancora a essere pienamente competitivo. Ha quindi bisogno di sovvenzioni pubbliche.
I contributi di esercizio per i trasporti intermodali attraverso la Svizzera dovevano essere sospesi alla fine del 2023. Le ferrovie, si disse, grazie ai nuovi assi di transito ad alta capacità, avrebbero potuto raggiungere l’equilibrio economico senza esigenze di ulteriori aiuti pubblici. Ma se gli itinerari internazionali sono stati adeguati in Italia e soprattutto in Svizzera che sta investendo sull’asse nord-sud qualcosa come 21 miliardi di euro, non altrettanto avviene in Germania: il completamento delle vie di accesso nord alle gallerie di base è in ritardo di almeno un decennio. Per questa ragione i contributi a favore del combinato ferroviario saranno prorogati.
Il Consiglio federale, vale a dire il governo elvetico, aveva proposto di spostare la scadenza dal 2023 al 2026 e di destinare 84 milioni di euro. Ai primi di giugno 2020 il Parlamento svizzero ha deciso di prorogare le sovvenzioni fino al 2030 e di aumentarle a 360 milioni di euro. Rispetto agli attuali livelli, come segnala il gruppo Hupac, uno dei principali operatori intermodali in Svizzera, tuttavia, significa che le sovvenzioni saranno dimezzate. Questo sviluppo richiederà ulteriori aumenti di produttività da parte di tutti i soggetti coinvolti nella catena logistica del combinato. “Questo è un segnale importante per il mercato”, osserva Hans-Jörg Bertschi, presidente del Cda di Hupac, “perché la Svizzera continua a impegnarsi per il trasferimento modale. Le aziende coinvolte hanno pertanto la certezza che investire nel trasporto combinato è una scelta conveniente”.
Ma l’emergenza sanitaria si è messa di traverso, si è ridotta la domanda di trasporti, l’utilizzo della capacità dei treni è in calo. “Senza contromisure adeguate, rischiamo che il trasferimento modale venga rallentato di anni”, sottolineano in Hupac che apprezzano le misure ora adottate, insieme ai bonus ferroviari previsti anche in Italia, ma questi devono essere strutturali, altrimenti “in alcuni casi non sono altro che una goccia nel mare”. La svolta ci sarà quando tutti i corridoi ferroviari europei saranno interoperabili, adatti a treni “pesanti” e lunghi fino a 750 metri e con profilo di transito senza limiti di sagoma per i trasporti intermodali. La Germania è avvertita.
Piermario Curti Sacchi