L’emergenza sanitaria non frena i programmi di sviluppo dell’interporto di Pordenone, anzi, per intercettare una domanda destinata a crescere, gioca d’anticipo con una rapida accelerazione sugli investimenti, senza nascondere l’ambizione di competere con strutture ben più consolidate. In particolare, il terminal intermodale all’interno dell’Interporto Centro Ingrosso di Pordenone, pur essendo una struttura tutto sommato giovane, essendo diventata operativa nel maggio 2019, ha già bruciato numerose tappe diventando uno dei punti di riferimento del Nordest e non intende fermarsi.
Nel 2020 la società di gestione dell’interporto friulano ha rivisto al rialzo il piano di investimenti triennali fino a prevedere un impegno complessivo che nell’ultimo aggiornamento sfiora i 13,5 milioni di euro, in pratica un raddoppio. La voce maggiore di spesa è rappresentata dalla realizzazione di un nuovo magazzino raccordato, ma sono significativi anche i lavori che riguardano il terminal ferroviario in gestione a Hupac con la collaborazione di Codognotto. Tra questi l’approntamento di binari per supportare gru a portale, l’allungamento dell’asta di manovra ferroviaria, l’ampliamento del piazzale intermodale.
Del resto, i traffici bussano alle porte. L’ultimo in ordine di tempo è un accordo per attivare a febbraio 2021 un collegamento ferroviario quotidiano per container tra il porto di Trieste e l’interporto, in modo da far viaggiare su rotaia fino a settanta contenitori nelle due direzioni. Quasi contestualmente sono stati avviati i servizi da parte del gruppo Msc che cura la trazione con i porti della Spezia e di Genova. Ormai i traffici da Pordenone si allargano a 360 gradi, dai collegamenti interni trasversali come Novara, alle relazioni estere come quelle verso il porto interno di Duisburg in Germania o quello belga di Zeebrugge affacciato sul Mare del Nord, ma gli orizzonti spaziano anche verso l'Europa nord-occidentale e in particolare Rotterdam nei Paesi Bassi, o l’Europa dell'est come Polonia e Serbia.
Pordenone è al centro di un distretto industriale con un valore economico e produttivo valutato 90 miliardi di euro e si colloca tra il corridoio europeo Baltico Adriatico, quindi nelle relazioni tra Italia e Polonia e il corridoio Mediterraneo che collega idealmente la penisola iberica con il confine ungherese. Può sfruttare il vantaggio di situarsi sulla linea ferroviaria fondamentale Vicenza-Treviso-Udine-Tarvisio, una sorta di pedemontana alternativa alla più trafficata relazione che passa da Venezia Mestre. La piattaforma intermodale si sviluppa su un’area di 100mila metri quadri, ha quattro binari di trasbordo per treni standard lunghi 750 metri, tre binari di presa-consegna elettrificati, tre gru gommate, una potenzialità di 10 treni/giorno e una superficie di stoccaggio di 50mila metri quadri.
Piermario Curti Sacchi